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Nadia Murad ha 25 anni ed è stata attivista nelle file dell’Isis.
Dopodiché è stata anche tenuta come schiava dagli stessi terroristi. Adesso è stata insignita del premio “Nobel per la Pace“. Nadia è un esempio per le donne, che lottano ed escono dalla schiavitù, dalla sottomissione, dalla guerra. Oggi la Murad divulga messaggi motivazionali e lotta in prima linea per la liberazione femminile.
Nell’Isis le donne sono oggetti. Principalmente vengono usate per essere abusate, violentate, sottomesse e mortificate nel corpo e nello spirito con tutta la violenza e l’aggressività possibili.
E’ molto difficile per le donne uscire da questo circolo vizioso e liberarsi dalla prigionia. Vengono sfruttate, maltrattate e sono delle vere e proprie schiave, ritenute di proprietà del commando terroristico che sta mettendo in ginocchio tutto il mondo da anni. Nadia è però una delle poche donne riuscita a scappare e a svicolarsi da questa schiavitù sessuale, fisica, morale e psicologica. Ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace e adesso il suo scopo è far sentire la sua voce.
Nadia porta avanti progetti di divulgazione e di informazione. Il suo scopo, da donna libera, è quello di fare qualcosa di concreto per aiutare altre schiave. Lei crede che il ruolo della donna potrà cambiare, è convinta che insieme possano farcela. Il suo sogno è quello di vedere tutte le donne del suo Paese godere del rispetto e dei diritti che spettano a qualsiasi essere umano. Purtroppo la situazione è ancora molto critica, complicata e degradata.
Saranno necessari anni.
Non sarà facile per le schiave dell’Isis liberarsi dalla loro condizione di prigionia. Il rispetto per la donna, secondo i terroristi, non è un concetto esistente. Le donne sono esclusivamente oggetti sessuali e, generalmente, quando non servono più o diventano fastidiose e ingombranti, vengono uccise. Nadia Murad ha raccontato dettagli raccapriccianti sulle condizioni femminili ma è anche convinta che le donne abbiano una forza tutta speciale, che le aiuterà a trovare il modo di ribaltare la situazione e di uscire, a poco a poco, da questa schiavitù inconcepibile nel 2018.
Nadia sa che non è possibile cambiare il mondo in un giorno. Ma sa anche che ogni piccolo sforzo è un tassello fondamentale. Al momento, insieme al medico congolese Mukwege, è particolarmente impegnata per cercare di fermare la violenza sessuale sulle donna, soprattutto sulle bimbe e la pratica della mutilazione genitale per le ragazzine. Un impegno importante, che segnerebbe già un importante punto nella liberazione della figura femminile.
Tuttavia, questa missione è anche molto pericolosa perché chiunque cerchi di mettersi contro l’Isis rischia la vita. Nadia non ha paura. Ed è per questo motivo che le è stato assegnato il Nobel per la Pace. Per sottolineare il suo coraggio, il suo impegno e tutto ciò che sta facendo per le donne e le bimbe che vivono ancora in quest’inferno, che le ha purtroppo conosciuto fin troppo bene.