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Niccolò Bettarini, a distanza di quasi un mese dall’aggressione subita, torna a parlare di quella terribile nottata del 30 giugno 2018. Il ragazzo racconta i particolari agghiaccianti di quello che doveva essere un sabato sera come tanti. Nonostante ciò Niccolò continua a sognare e racconta qual è il suo desiderio più grande.
L’aggressione
Niccolò Bettarini, figlio maggiore di Simona Ventura e Stefano, torna a parlare della terribile aggressione di cui è stato vittima. Il ragazzo è stato colpito con undici coltellate, ha rischiato la vita ed è stato sottoposto ad un delicato intervento. Fortunatamente, tutto si è risolto nel migliore dei modi e Mr Bettarini è in via di guarigione. L’intervento alla mano, per la ricostruzione di un tendine, è andato bene e tra un po’ tornerà in forma smagliante. Per il momento si gode la convalescenza in compagnia della famiglia e degli amici, ma ha voluto parlare ancora una volta di quel terribile 30 giugno. Niccolò racconta: “Non sono uno che passa il sabato a casa. All’Old Fashion ho festeggiato anche il mio diciottesimo compleanno. È un locale dove mi sono sempre divertito e sentito protetto, così quel sabato avevo deciso di andarci con la mia compagnia”. Questo particolare, all’indomani dell’accaduto era stato confermato sia dal gestore della discoteca milanese che dal responsabile della sicurezza. Niccolò prosegue: “Al momento di uscire, era quasi mattina, ho notato con la coda dell’occhio le solite baruffe, routine tipiche della movida milanese all’uscita dai locali. La mia migliore amica, Zoe, ha iniziato a chiamarmi, urlandomi che stavano picchiando il nostro amico Andrea, un Pr e organizzatore di eventi che conoscevo da parecchio tempo e a cui Zoe era legatissima. Tre ragazzi lo accerchiavano e così mi sono buttato su di loro per difenderlo. Da lì è iniziato il finimondo. È stato un istinto di protezione fortissimo, che non avrei potuto reprimere. Non sono tipo da pormi domande se c’è di mezzo un amico, darei la vita per i miei amici”. Anche questo è un particolare che è stato spesso sottolineato sia da Simona Ventura che da Stefano Bettarini. Il Betta prosegue: “E infatti, stavo per perdere la vita. Sono arrivati altri ragazzi, ci hanno aggredito, anzi mi hanno aggredito: ero cosciente, ricordo tutti i particolari, ho sentito che mi avevano riconosciuto e che volevano ammazzarmi perché sapevano chi fossi”. Il ragazzo è sempre stato vigile e, anche se questo può sembrare un male, è stata una gran bella fortuna perché ha potuto riconoscere in volto i suoi aggressori. Niccolò conclude: “Erano dieci, ho tentato di difendermi e parare i loro colpi. Mi ricordo di essere caduto a terra a un certo punto e Zoe si è buttata sopra di me per proteggermi da quella furia di violenza. Non si sono fermati, l’hanno riempita di calci: loro volevano la mia vita, mi era chiarissimo. Sono tutte persone che hanno un passato di crimini e risse”. Questi aggressori hanno anche il coraggio di definirsi innocenti. Fosse per me li lascerei galera, buttando la chiave. Fortunatamente Niccolò si riprenderà, ma se fosse andata come questi assassini avrebbero voluto? Pene severe, non serve nient’altro. Non ci sono e non sono ammesse scusanti.
La passione
Niccolò Bettarini, nonostante la brutta vicenda, continua a coltivare i suoi sogni e la sua più grande passione. Il ragazzo, forse grande al papà Stefano, desidera diventare calciatore. Mr Betta dichiara: “Questo è il mio sogno grazie anche a mio padre che mi ha trasmesso la passione per questo meraviglioso sport pieno di valori: lo spogliatoio, il rispetto per il prossimo, la voglia di aiutarsi a vicenda. Questo è uno sport che ti forma nel carattere. Ci sono momenti belli come bui, esattamente come nella vita. Mio padre non mi ha mai voluto forzare nel calcio, dicendomi che ognuno deve fare ciò che ama”. Tutti augurano a Niccolò Bettarini di rimettersi al più presto e di dedicarsi al suo sogno più grande, quello di diventare calciatore. I complimenti vanno a Stefano e a Simona per l’educazione e i valori che sono riusciti a trasmettere ai loro figli.