Oh my god.
Ma cos'è quella roba andata in onda ieri sera, in diretta, su Canale 5. L'apertura dei giochi olimpici delle utilitarie? L'inaugurazione dei Mondiali della presunzione? No, il lancio della nuova Fiat 500. Anzi, non crediate sia solo questo: l'evento di ieri sera era il rilancio della nuova azienda Fiat firmata Marchionne.
Qualcosa in più di un semplice spettacolo per un'auto.
Partiamo prima dalle considerazioni positive, almeno taglio la testa al toro e non faccio solo il polemico: la 500 è molto bella, tecnologicamente avanzata, personalizzabile all'inverosimile.
Passo subito alla considerazione negativa: la 500 costa un botto pur essendo bella, la tecnologia avanzata ne ha fatto aumentare il prezzo, la personalizzazione porta quest'ultimo alle stelle. Si parte da 11mila euro, si arriva a 19mila. Una macchina per fighetti, visto che è una semplice city car che non vi può portare a Capo Nord tra renne e sole di mezzanotte.
Torniamo ai lati positivi: il rilancio di un marchio importante come quello Fiat dev'essere sostenuto, visto che un'azienda come questa, tralasciando l'aspetto dell'orgoglio, è in grado di rilanciare, nel suo "piccolo", la disastrata economia italiana.
Torniamo al lato negativo, perchè anche questo aspetto ne ha uno: io sono contento che la Fiat sia in forte ripresa (anche se mi dispiace per il precedente AD, Giuseppe Morchio, che conosco e stimo), basta che Marchionne, di maglioncino vestito, non mi rompa le palle dicendo che la Fiat siamo tutti noi italiani.
La 500 può essere un simbolo che cinquant'anni fa ha rappresentato l'Italia e l'ha fatta muovere, ma questo non vuol dire altro che azzeccare un prodotto.
Allora a questo punto Bill Gates potrebbe dire che Windows siamo tutti noi che apparteniamo all'umanità progredita.
La festa di ieri sera era pretenziosa, pacchiana, esagerata. Il commento di Cristina Parodi era degno di una PR a libro paga della Fiat. Non parlo di spreco perchè l'investimento è sicuramente valso, parlando di immagine l'azienda torinese è stata mandato in una nuova orbita: a livello mondiale. Anche se per farlo hanno mascherato una modella con le tette rifatte, che ha strimpellato un violino che a mala pena riusciva a tenere in mano, come una grande artista.
Il messaggio di questa pretenzioso spettacolo era uno, lo stesso del nuovo spot strappralacrime, con la voce di Tognazzi, che dura "ventisette minuti" e che vedete qui sotto: la Fiat appartiene a tutti noi.
La Fiat, come la Ferrari, come la Ducati non appartiene a tutti noi. Siamo piuttosto noi che abbiamo fatto diventare grandi loro. La Fiat, piuttosto che "appartenere", è "tenuta in vita" dagli operai e dai manager. E soprattutto dai clienti.
Quindi si facciano pure spettacoli pacchiani, ci si esalti per il rilancio di un'azienda italiana (fa bene a tutti questo aspetto, è vero), ma non mi si tiri in ballo con "aperture dei giochi olimpici" e "spot strappalacrime che parlano dell'Italia". Prodotto è, prodotto rimane. Anche se parliamo di un simbolo.
Ora vi lascio, vado a prenotare il gioiellino.
Che dite, gli interni li prendo panna o rossi?