Omofobia: la lettera a Repubblica di Carlo Giuseppe Gabardini, Olmo di Camera Café

Simone aveva 21 anni ed è morto perché omosessuale.

È quanto purtroppo vanno ripetendo giornali e telegiornali da quasi 5 giorni, ovvero da quando un ragazzo di Roma si è lasciato cadere dall’undicesimo piano di un palazzo perché non riusciva più a sopportare la sofferenza quotidiana infertagli da un ambiente che non ha voluto accettarlo.

L’attore e sceneggiatore Carlo Giuseppe Gabardini, famoso per il suo ruolo di Olmo nella sitcom Camera Café (di cui è stato anche autore), ha pubblicato una lettera aperta su Repubblica, in cui invita tutti, nessuno escluso, ad accettare e a vivere la propria condizione senza sensi di colpa e a testa alta. La missiva, tra l’altro, rappresenta anche un coming out per l’interprete.

Ecco un estratto della lettera (QUI la versione completa):

“CARO ragazzo gay, o bisex, o indeciso o boh, la vita è durissima, spesso è uno schifo, ma la propria identità sessuale non può mai essere un motivo per deprimersi, farsi del male, uccidersi. Scusami se ti scrivo, ma io ho bisogno di dirti una cosa: essere gay è bellissimo. […]

Ma se tu finalmente ti convinci di essere nella tua squadra del cuore, la più splendente perché meglio definisce i tuoi gusti sessuali, beh, allora che ti frega che — quasi sempre per invidia — quelli di altre squadre ti prendano in giro? Se sono dell’Inter e un milanista mi urla «nerazzurro di merda» io me ne faccio un vanto e magari gli rispondo pure «dimmi, pallosissimo etero!». Poi, ovvio, se vuole menarmi e magari sono pure più di uno, scappo, e se mi fanno del male o anche solo minacciano di farmelo, sporgo denuncia.

E non sto dicendo che bisogna subire passivamente, però la questione è che non mi lascio deprimere o far venire dei dubbi, non mi lascio convincere che quello sbagliato sono io, che quindi debba punirmi e possibilmente strapparmi di dosso questa brutta cosa o ammazzarmi. Ma neanche per sogno. E sai perché? Perché essere gay è bellissimo, c’è da metterselo in testa. E poi, rimanendo in metafora, se capisci che fai parte di una squadra, capisci anche — ed è importantissimo — che non sei da solo. […]

Io non ripongo nessunissima speranza negli omofobi, perché sarebbe come chiedere un consiglio a un sacchetto di carta o un bacio a un kiwi. Io vorrei che queste morti più che gli omofobi scuotessero tutti noi non-omofobi a dire tranquillamente che essere gay è bellissimo, stupendo, perfetto. Perché il problema sono i nonomofobi che comunque, spesso inconsciamente, continuano a pensare e far proliferare l’idea che essere gay sia un problema, una colpa, una tragedia, una questione spinosa di cui occuparsi. Non è così. Non per forza. Essere gay è almeno tanto bello quanto non esserlo e essere dell’altro. […]

Non è così. Ci si innamora di chi ci s’innamora. Punto.

Io della mia omosessualità non parlo mai perché penso che non sia una notizia. Ma se la non-notizia di esser gay, nel momento in cui viene dichiarata da tutti i gay, può salvare anche solo un ragazzo dal proprio proposito di suicidio, beh, allora lo dico: io sono gay. E come dice una mia ex fidanzata, è anche per questo che sono adorabile.”

Foto: Facebook

Scritto da Style24.it Unit

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