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Le storie di criminali alla Charles Manson o delle organizzazioni criminali seguite da Al Capone lasciano un amaro in bocca accompagnato da un inspiegabile alone di irrealtà. Forse perchè la nostra mente associa i serial killer a storie di fantasie di cui la narrativa spesso ha abusato. La storia di Oscar Pistorius invece porta con sé la paura che qualcosa di simile possa succedere davvero e possa succedere anche spesso. Vediamo la vita dell’ex atleta paralimpico condannato per omicidio colposo grave.
Chi è Oscar Pistorius
Oscar Leonard Carl Pistorius (Johannesburg, 22 novembre 1986) è un ex velocista sudafricano, campione paralimpico di corsa sui 200 metri nel 2004 e successivamente nel 2008. Nasce con una grave malformazione che lo porta ad avere entrambi i peroni assenti e i piedi gravemente malformati, arrivando infine all’amputazione degli arti inferiori.
Si appassiona lo stesso allo sport praticando rugby e pallanuoto al liceo. In seguito ad un infortunio lascia entrambe le pratiche per poi arrivare all’atletica leggera, inizialmente per scopo riabilitativo diventata poi una passione.
La carriera nelle competizioni paraolimpiche
Partecipa ai Giochi paraolimpici di Atene nel 2004 dove vince il bronzo ai 100m piani e l’oro ai 200m piani. Ottiene la nomina di “the fastest man on no legs” (l’uomo più veloce senza gambe), “Blade Runner” e “cheetah” (ghepardo) e afferma di voler correre con i normodotati a Pechino 2008.
La commissione rifiuta ma in cambio riesce a competere nella categoria standard ai “Golden Gala” di Roma dove ottiene la seconda posizione. Nelle competizioni paraolimpiche a Pechino 2008 vince l’oro registrando il nuovo record mondiale paraolimpico.
Nel 2012 ottiene il punteggio minimo per partecipare ai Giochi olimpici di Londra e viene convocato per gareggiare nella prova individuale e per la staffetta 4×400. Arriva ottavo in semifinale e il vincitore Kirani James si offre di scambiare le pettorine in simbolo di amicizia.
Le vicende giudiziarie e la sentenza definitiva
La polizia lo arresta il 14 febbraio 2013 con l’accusa di omicidio nei confronti della fidanzata Reeva Steenkamp. Durante l’interrogatorio confessa di aver sparato quattro colpi attraverso la porta del bagno chiusa pensando fosse un ladro. Negli otto giorni successivi viene studiato il caso e si opta per la libertà su cauzione concedendogli anche di poter viaggiare all’estero.
L’anno successivo la polizia conclude le indagini con un processo a suo carico e qui viene riconosciuto colpevole di omicidio colposo grave, condannato quindi a 5 anni di carcere più 3 per possesso illegale di arma da fuoco. Lo rilasciano dopo un anno facendogli ottenere i domiciliari.
Nel 2014 la procura sudafricana fa ricorso contro la sentenza chiedendo che venga condannato per 15 anni con l’accusa di omicidio volontario senza aggravanti. La Corte suprema accoglie l’appello e rinvia il caso per stabilire un nuovo processo. Nel 2016 lo condannano definitivamente a 6 anni di carcere. Questi diventano 13 l’anno successivo grazie all’intervento della Corte suprema. Gli impediscono inoltre fino al 2023 di poter accedere alla libertà condizionale.