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Al centro delle polemiche il social network Parler, una piattaforma di microblogging che ospita soprattutto utenti dell’estrema destra americana e sostenitori di Donald Trump. Di recente è stata bannata dall’Apple Store e dal Google Play Store, mentre Amazon ne ha messo offline i server.
Parler: cos’è
Parler, dal francese parlare, è un social network basato sul microblogging (come lo è, ad esempio, anche Twitter) fondato da John Matze nel 2018 in Nevada. Ad affiancarlo la co-fondatrice della società Rebekah Mercer e il direttore tecnico Jared Thomson. Come Twitter, in Parler ci sono funzioni di messaggistica privata, di condivisione e di voto dei post chiamati parleys, che possono raggiungere al massimo i mille caratteri. Esistono anche profili di persone famose, contrassegnate con un badge dorato, e account parodia che invece vengono contraddistinti da un segno viola. Il social network si è sempre proposto, in alternativa a Twitter e Facebook, come un luogo dove vige la libertà di parola e regole meno ferree riguardo la moderazione.
A fine 2020 Parler contava ben 10 milioni di utenti iscritti, dei quali quattro erano account attivi, in uso. In particolare l’uso della piattaforma di microblogging ha avuto un picco durante il periodo delle elezioni presidenziali del 2020 negli Stati Uniti. Infatti molti degli utenti sono sostenitori di Trump, delle politiche di estrema destra americana e cospirazionisti. Tra gli utenti famosi anche il leader della Lega Matteo Salvini.
Parler chiuso
Il social network, sconosciuto ai più, è diventato tragicamente noto recentemente, quando è diventato luogo di discussione e organizzazione delle rivolte di Capitol Hill. I sostenitori di Donald Trump e gli estremisti infatti si erano organizzati e avevano propagandato le loro azioni proprio utilizzando Parler. Numerosi inoltre i messaggi violenti, che propongono illegalità, incitano alla violenza e mettono in pericolo la sicurezza pubblica sono apparsi sul social network.
In funzione dei recenti avvenimenti quindi i giganti della tecnologia si sono ribellati. Google e Apple infatti hanno rimosso dai loro store l’app di Parler. In seguito anche Amazon ha reagito, provvedendo a disabilitare i server sui quali si basa Parler. Le conseguenze di questo ban generale si sono fatte sentire: non solo non è più possibile scaricare la piattaforma di microblogging bensì è anche impossibile, per chi vi era già iscritto, accedervi.
Si tratta di un duro colpo per l’azienda, che ha visto sgretolarsi attorno a sé anche la rete di fornitori di servizi terzi e di avvocati che la proteggevano. Amazon aveva già, qualche settimana prima della chiusura, avvisato l’azienda di questa eventualità, nel caso non ci fossero stati provvedimenti contro i messaggi che incitavano alla violenza. Il fondatore John Matze si è però difeso, sostenendo che il ban di Parler sia stata una cospirazione per eliminare un concorrente cresciuto troppo velocemente. In ogni caso Matze si è impegnato a tornare online il prima possibile.
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