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Chi non ha mai sentito parlare del rosso Valentino, del blu Tiffany o del verde Bottega? Colori che diventano essi stessi marchi e case di moda che scelgono di essere associate a un colore specifico.
Un trend che fino a poco tempo fa riguardava soltanto pochissimi nomi, che appunto si distinguevano su tutti, e che da un po’ di tempo sta prendendo piede tra gli stilisti.
Esistono, da questo punto di vista, sostanzialmente due fenomi: quello del colore diventato negli anni simbolo della casa di moda e quello delle case di moda che puntano su un colore specifico per una precisa collezione.
Il primo caso è piuttosto semplice da inquadrare ed è forse anche quello che permette di risultare immediatamente riconoscibili: una sorta di marchio di fabbrica nel marchio stesso, che conferisce al brand quell’unicità che gli consente di restare sostanzialmente immortale.
Il secondo dura invece il tempo di una collezione e vede spesso le case di moda puntare sullo stesso colore, che poi è sostanzialmente quello che dovrebbe andare di più nella stagione specifica in cui viene presentato.
Quando parliamo di marchi e colori vengono in mente in realtà pochi nomi, rispetto naturalmente alla quantità di case e stilisti presenti nel mondo, e questo dà perfettamente l’idea di che straordinaria operazione di marketing questa sia.
Se pensiamo a Valentino, pensiamo immediatamente al rosso; anzi, per moltissimi anni, nel mondo della moda, il “rosso Valentino” dettava praticamente legge.
Oggi, grazie alla genialità del direttore creativo Pierpaolo Piccioli, pensare a Valentino significa pensare anche al rosa; con ambasciatrici d’eccezione come Zendaya nell’ultima Paris Fashion Week. E non un rosa qualunque, naturalmente, ma una tonalità specifica e sgargiante che viene inevitabilmente associata alla griffe.
Quando si nomina Tiffany, invece, è pressoché imprescindibile non portare l’immaginazione sulle sue famossime scatole blu (in Italia diremmo celeste).
Ogni prodotto viene impacchettato in queste particolari scatolette che hanno, da sempre, lo stesso colore. Se ne possiedi una, al suo interno non può che esserci un gioiello o un oggetto marchiato Tiffany.
E poi che dire del “verde Bottega”, colore simbolo della maison Bottega Veneta: brillante, artificiale e per questo unico. O del “rosa Schiapparelli”, altro verbo assoluto nel mondo della moda.
Un po’ più difficile, invece, parlare di “nero Armani”, nonostante lo stilista abbia da sempre prediletto questo colore; il motivo è che il nero è nero, non ha tonalità e dunque non può essere associato ad un brand specifico o diventare un marchio.
Per quanto riguarda invece il secondo esempio, quello degli stilisti che usano un solo colore per un’intera collezione, i nomi cominciano a diventare numerosi e spesso, come dicevamo, il colore è per giunta lo stesso.
Pensiamo ad esempio al verde, che ha tinto le passarelle della stagione primavera-estate 2022, declinato a seconda dei gusti precisi dei designer in diverse tonalità.
Da Antonio Marras, che ha ripreso il colore dei boschi sardi, ad Ermanno Scervino, con le sfumature pistacchio; dal verde fluo di Valentino a quello petrolio di Alberta Ferretti.
Insomma, non è raro, in queso caso, assistere a sfilate e collezioni che vedono primeggiare un colore specifico in una data stagione; quel colore che, pensiamo ad esempio al cappotto cammello tornato in auge questo inverno, indosseremo quasi tutti.
Perché in fondo la moda fa questo: detta le regole dello stile o, quantomeno, fornisce indicazioni ben calibrate.