Qualsiasi testo didattico concernente la storia del teatro spiega abitualmente nelle prime pagine che la differenza più importante tra una forma diretta come quella dello spettacolo dal vivo e una mediata come il cinema e la televisione è la compresenza nello stesso luogo di performer e pubblico.
Ciò che però un testo del genere non spiegherà è che qualche volta l’emozionante unicità di una esibizione (che non si ripeterà mai più allo stesso modo) può essere guastata proprio dalle condizioni materiali dell’hic et nunc in cui si dispiega.
In poche parole basta un esempio: una riproposizione fedele anche nella durata di una tragedia shakespeariana più divenire una tortura se la sedia è scomoda e il torcicollo è assicurato se lo spettatore davanti a noi è alto quei 30 cm in più di noi e ci costringe a disumani movimenti per non perdere i movimenti degli attori.
Il Piccolo Teatro di Milano ha deciso di ovviare anche a quest’ultimo inconveniente servendosi delle possibilità sconfinate della tecnologia. Nelle prossime settimane entrerà in azione una nuova opzione del servizio online di prenotazione dei biglietti: a tutti coloro che sono iscritti alla Community dell’istituzione, oltre ai normali dati anagrafici, verrà chiesto di rivelare la propria altezza.
Nel momento in cui si andrà a prenotare un posto a sedere, infatti, sarà possibile anche visualizzare la statura di coloro che saranno compagni prossimi nella visione dello spettacolo: la fregatura teatrale potrebbe quindi essere evitata.
Il servizio si aggiunge anche alla simulazione del punto di vista dello spettatore del teatro, presente per ora solo per quanto riguarda il Teatro Studio Melato, che da giugno dell’anno scorso ha reso un bel tributo onomastico alla grande attrice scomparsa.
Sono grandi passi avanti in effetti, ma sorge spontanea la domanda: e il gusto dell’imprevisto, prerogativa esclusiva del teatro, che fine farà?
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