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Piero Pelù, prossimo alla partecipazione al Festival di Sanremo, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera.
Quest’anno, ‘El Diablo’ festeggia 40 anni di musica e la città dei fiori è l’ideale per celebrare questo grande traguardo. Il cantante non ha parlato solo della kermesse, ma si è lasciato andare anche a qualche aneddoto del passato.
Il 2020 è per Piero Pelù un anno molto importante, visto che festeggia 40 anni di carriera. Per questo traguardo degno di nota, ‘El Diablo’ ha deciso di partecipare al Festival di Sanremo.
Un’anima rock come la sua, che si esibisce sul palco dell’Ariston è un evento, ma il cantante ha ammesso che la kermesse di oggi è molto diversa da quella del passato. Piero, intervistato dal Corriere della Sera, ha dichiarato: “Sanremo non è più quello di un tempo: negli anni 80 era inguardabile, si cantava in playback. Ci sono stati i festival di Fabio Fazio, che aveva in gara anche i Subsonica.
Prima ancora ci sono passati Rino Gaetano, Zucchero, Vasco”. Papà Giovanni ha 92 anni, mentre mamma Cristina 82 e lui ha ammesso che gli ha messo dei cartelli in casa con su scritto: “Ricordarsi di guardare Piero a Sanremo”. Ironico come sempre, Pelù è ancora quel ragazzaccio che debuttava nel mondo della musica. La sua vita, immaginata da molti come ricca di eccessi, in realtà è stata segnata da una lotta, quella nei confronti delle droghe pesanti.
Il cantante ha raccontato: “Sono un figlio degli anni 70, ho girato l’Italia a suonare negli anni 80 e 90… Ho perso moltissimi amici per la droga. Ringo, mio migliore amico e batterista dei Litfiba, è morto per overdose nel 1990. L’ho sognato tre giorni dopo, mi ha detto: tutto bene. Da allora lo sogno spesso, l’ultima volta mi ha detto: Piero, resta concentrato”.
Quando è iniziata la sua battaglia contro le droghe? Piero ha raccontato: “Per certi aspetti, i testi espliciti sull’uso e l’esaltazione dell’eroina come I’m Waiting for the Man o Heroin di Lou Reed con i Velvet Underground hanno fatto danni.
Ricordo a un concerto di Lou Reed nel 1980 alle Cascine, sotto il palco c’erano amici di piazza con l’ago infilato che dicevano ‘guarda che ganzo’. Me ne andai dopo due pezzi. Da lì è partita la mia crociata contro le droghe pesanti: eroina e cocaina. Bisognerebbe insegnare a scuola sia l’educazione sessuale, sia a conoscere le droghe. Un ragazzo deve sapere se fuma una concentrazione di Thc più meno elevata.
Quelle leggere andrebbero liberalizzate, per togliere alle mafie la principale fonte di reddito”. Pelù ha poi raccontato che non fuma più neanche la marijuana perché ha la pressione bassa e l’assunzione gli provoca svenimenti.
Piero parteciperà al settantesimo Festival di Sanremo con il brano ‘Gigante‘, dedicato a un bambino. Quest’ultimo altri non è che suo nipote Rocco, figlio della primogenita Greta. Pelù ha dichiarato: “È dedicata a mio nipote Rocco, tre anni, figlio di mia figlia Greta.
Ma anche ai ragazzi del carcere minorile di Nisida: storie dure, infanzie negate. È scritta in un linguaggio abbastanza basico, con immagini legate al fantasy. Ma il verso ‘il tuo non è un pianto/ è il tuo primo canto’ l’ho scritto con Erri De Luca”. Il brano di Sanremo 2020 parla di rinascita e di vite che possono tornare ad essere tali.