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Pierre-Auguste Renoir viene ricordato come quello della “joie de vivre”. Nella sua vita, infatti è stato mosso entusiasmo nei confronti della vita, senza mai smettere di stupirsi davanti alle infinite meraviglie del creato. Il tutto trasposto sulla tela, con una dolce e intensa partecipazione delle emozioni che lo muovono.
Chi era Pierre-Auguste Renoir
Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 25 febbraio 1841 – Cagnes-sur-Mer, 3 dicembre 1919) è stato un pittore francese, nonchè uno tra i più grandi esponenti dell’Impressionismo. Cresce con gli altri quattro fratelli insieme alla madre, operaia tessile e il padre sarto facendo una vita modesta.
Fin da piccolo dimostra particolare attenzione e bravure nell’uso dei colori e i genitori lo appoggiano. Sperano diventi un decoratore di porcellane, mestiere tipico della zona, e lo spingono ad imparare la tecnica. Renoir si impegna e pian piano da composizioni floreali tenta anche lavori più complessi con cui riesce anche a guadagnare qualcosa.
I primi anni come pittore e la ricerca dello stile
La ditta per cui lavora finisce in bancarotta e Renoir si trova a dipingere stoffe con il fratello. Nonostante il successo e i complimenti ricevuti per il suo lavoro sulla stoffa decide di continuare a studiare. Visitando il museo del Louvre ammira i lavori dei grandi artisti e decide di frequentare corsi per migliorare come pittore ed entra nello studio di Marc Gabriel Glevre.
Qui ha l’opportunità di esercitarsi moltissimo sia dal punto di vista tecnico che creativo. Tra le altre influenze che lo guidano verso la ricerca stilistica sono fondamentali i lavori di Claude Monet, Alfred Sisley e Frederic Bazille. Con loro riconosce la claustrofobia provocata dagli atelier e decide di iniziare a lavorare “en plain air”, avendo un contatto diretto con la natura.
In questi anni conosce Lise Trehot, donna importantissima per le sue opere. La si riconosce in “Lisa con ombrello”, “Zingara”, “Donna di Algeri” e “Parigine in costume algerino”.
L’impressionismo e gli ultimi anni della sua vita
Dopo un periodo difficile dato dalla partecipazione forzata in guerra torna a dipingere. Si ritira con i pittori Monet e Manet in un villaggio che lo converte definitivamente all’impressionismo. Partecipa quindi ad una serie di mostre aderendo alla società anonima di artisti insieme a Edgar Degas, Sisley e Morisot. Alla sua prima decide di presentare “La ballerina”, “La parigina” e “Il palco” e gli viene riconosciuto un certo ingegno dalla critica. Nonostante ciò fu nel complesso un insuccesso e questo inizia a preoccuparlo anche per le sue finanze.
Si adatta quindi alla richiesta del pubblico che ha bisogno di ritratti. Non è quello che lo appassiona di più, ma così riesce ad acquistare una casa-studio a Montmartre e si afferma dal punto di vista professionale. A inizio ‘900 è infatti riconosciuto in tutta Europa, nonostante abbia ormai perso i rapporti con quasi tutti gli amici impressionisti.
Inizia ad avere problemi di artrite reumatoide ma prova a rimanere attivo e continuare con la sua arte. Nonostante la difficoltà in questo momento della sua vita incontra anche alcuni artisti emergenti tra cui Henri Matisse e Modigliani che aiuta e valuta con cura.
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