Il concerto per Pino Daniele è stato un lungo, lunghissimo ricordo. Sul palco allestito al San Paolo si sono susseguiti oltre 50 artisti tra musicisti, cantanti e attori che nel corso della loro vita personale e artistica hanno incrociato il percorso con il grande Pino Daniele. Nessun presentatore, nessun anchorman che guidasse il pubblico passo passo da un’esibizione all’altra. Il microfono è semplicemente passato di mano con grande spontaneità e ogni artista ha presentato se stesso e la propria esperienza al fianco di un cantautore in grado di unire generazioni apparentemente lontanissime tra loro.
“Pino è” al San Paolo di Napoli
L’impressione generale che è emersa dal lunghissimo spettacolo che è stato messo in piedi nello Stadio San Paolo è che oltre 45.000 persone assieme a molte altre che hanno potuto seguire il concerto in diretta TV, avevano bisogno di un grandioso momento di catarsi collettiva, per condividere e per alleggerire il dolore di una mancanza tangibile e ancora terribilmente viva nel ricordo di una città in cui le canzoni di Daniele escono ancora dalle finestre delle case e si riversano in strada ogni giorno e forse più frequentemente da quando Pino Daniele non c’è più.
I puristi, coloro che avrebbero preferito un concerto più composto e focalizzato più sull’esecuzione che sulla partecipazione, sono rimasti probabilmente delusi perché com’era prevedibile il concerto si è rapidamente trasformato in una lunga celebrazione cantata, durante la quale il pubblico ha cantato ogni parola e probabilmente ogni nota, come se il ricordo collettivo fosse più importante e significativo del ricordo del singolo.
Le critiche agli artisti
Naturalmente non sono mancate le critiche di chi si è ritrovato a chiedersi cosa ci facessero sul palco artisti che non erano a loro agio con il napoletano, che confondevano accenti e toni, che imbrogliavano vocali e che, insomma, avrebbero dovuto esercitarsi di più, come i bambini che alle elementari non riescono a mandare il 5 Maggio a memoria.
In realtà, volendo essere completamente onesti, Pino Daniele ha largamente utilizzato l’inglese nelle proprie canzoni, e pur facendo in parte proprio questa lingua aveva una pronuncia a dir poco mediocre. Qualcuno in passato ha storto il naso? Sì, probabilmente molti, ma a Napoli non è mai importato a nessuno: non c’è alcun vero motivo quindi di criticare artisti che pur masticando il napoletano a fatica hanno voluto portare il proprio tributo d’arte e d’amore a uno dei più grandi artisti italiani degli ultimi trent’anni.
Le canzoni degli altri
Il tributo a Pino Daniele non si è articolato soltanto attraverso le canzoni composte attraverso la lunghissima e prolifica carriera del cantautore, ma è stato arricchito anche dall’esecuzione di brani di altri artisti che Pino amava molto: si giustificano così Generale di Francesco De Gregori e Notte Prima degli Esami, eseguita da un commosso Antonello Venditti.