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Platinette, in collegamento video con il programma La Vita in Diretta, ha ricordato il giornalista e conduttore Maurizio Costanzo, scomparso a Roma all’età di 84 anni.
L’ondata di dolore e di cordoglio che ha travolto l’Italia con la diffusione della notizia della morte di Maurizio Costanzo, che si è spento nella Capitale nella giornata di venerdì 24 febbraio, non ha confini. A ricordare il giornalista e conduttore televisivo sono stati tanti personaggi sia del mondo dello spettacolo che della politica.
Mauro Corutti, in arte Platinette, ad esempio, ha voluto ricordare Costanzo durante la sua partecipazione in videocollegamento con La Vita in Diretta, programma in onda su Rai 1.
Poche ore dopo aver appreso della drammatica scomparsa del noto volto Mediaset, il conduttore radiofonico ha dichiarato: “Maurizio è stato quello che più di chiunque altro ha capito che in me c’era o ci poteva essere dell’altro. E mi ha prima cortesemente invitato, poi imposto, di cambiare. Non necessariamente l’immagine, ma di tornare a essere Mauro”.
Al conduttore del format Rai Alberto Matano, poi, Platinette ha precisato: “Non che abbia abbandonato il personaggio, anzi, men che meno, ma la convivenza tra le due identità è stata resa da Maurizio possibile.
Io non volevo smascherarmi perché avevo il terrore che ciò invadesse la mia sfera privata, la mia privacy, il fatto di andare in giro con una faccia che poi tutti avrebbero riconosciuto. Ma aveva ragione”.
“La scoperta di avere delle altre possibilità mi ha rincuorato perché pensavo, tra me e me, che in fondo il pagliaccio può dire quello che gli pare, la persona calva, senza una parrucca, tendente all’obesità non abbia le stesse possibilità”, ha spiegato Coruzzi, raccontando il suo stretto legame con Costanzo.
“È stato questo che Maurizio ha intuito di me. E anche la comune passione, definiamola passione comune o malattia perché è più giusto chiamarla malattia, nei confronti della bulimia o comunque l’essere entrambi molto attratti dal cibo. Quante discussioni infinite sui dolci, sui carboidrati, come se fossero le uniche realtà che ci facessero sognare di star bene. E poi era così forse per entrambi. Quello mi ha insegnato a mescolare il cotto col crudo, il bianco col nero”.