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Comprare assorbenti per il ciclo mestruale è un lusso per molte donne: è il cosiddetto fenomeno della povertà mestruale, causa di disuguaglianza sociale e, spesso, di problemi a livello di salute.
Povertà mestruale: cos’è
La povertà mestruale o period poverty è l’impossibilità di acquistare prodotti per l’igiene femminile a causa del loro eccessivo costo. Una vera e propria discriminazione che crea disuguaglianze sociali ed ha effetti devastanti sulle donne, non solo nei Paesi del mondo più poveri.
Le mestruazioni non sono un lusso, sono una componente biologica di ogni donna e i prodotti per l’igiene come assorbenti e tamponi devono essere acquistati obbligatoriamente per far fronte alle perdite mestruali. In molti Paesi però essi sono considerati beni non di primaria necessità: in Italia sono tassati con l’IVA al 22%, più dei prestigiosi tartufi che hanno l’IVA al 5%. Si stima che nell’arco di un anno, una donna debba spendere una cifra tra i 60 e i 100 euro per acquistare prodotti per l’igiene intima mestruale: un costo che non tutte possono permettersi.
Molte donne dovrebbero rinunciare al cibo per acquistare assorbenti e tamponi. Ciò aumenta il divario tra donne svantaggiate e donne che possono permettersi di acquistarli. Inoltre spesso, soprattutto nei Paesi più poveri, le donne sono costrette ad utilizzare mezzi di fortuna per ovviare alla mancanza dei prodotti per l’igiene mestruale, portando all’aumento di infezioni e malattie.
La povertà mestruale nei Paesi del Terzo mondo
Nei Paesi più poveri del mondo la povertà mestruale è una realtà devastante: la maggior parte delle donne non può acquistare assorbenti per il ciclo. In India circa l’80% delle donne deve utilizzare stracci e pezzi di tessuto, ma anche sabbia, per assorbire le perdite mestruali (aumentando il rischio di infezioni pericolose). In altri Paesi del Terzo mondo la mancanza di servizi igienici e acqua corrente, aggiunti alla vergogna, impedisce alle ragazze con il ciclo di andare a scuola. Le conseguenze sono un maggiore abbandono scolastico e quindi l’aumento di gravidanze e matrimoni in giovanissima età. In Kenya addirittura una ragazza su dieci si prostituisce per comprare gli assorbenti.
La situazione in Occidente e in Italia
La povertà mestruale in Occidente è sicuramente una situazione meno grave ma comunque degna di nota, soprattutto dopo la pandemia di Covid-19 che ha impoverito maggiormente le donne. In Inghilterra ad esempio il 10% delle ragazze ha dichiarato di non potersi permettere l’acquisto di assorbenti. In Italia gli assorbenti sono ancora tassati come beni di lusso con l’IVA al 22%, al pari degli elettrodomestici. Persino i tartufi, un prodotto alimentare prezioso e dal valore altissimo, è tassato solo con il 5% di IVA. Nonostante la grande attenzione sul tema e numerose mobilitazioni anche a livello Parlamentare, l’IVA è rimasta al 22% ed è stata ridotta solamente sugli assorbenti biodegradabili e sulle coppette mestruali: prodotti di nicchia, difficili da reperire per tutte le donne e che hanno comunque un costo più alto rispetto ai generici assorbenti.
Mentre in Italia i passi in avanti per abbattere la povertà mestruale sono ancora molti, altri Paesi Europei hanno ridotto la tassazione al 4% oppure hanno completamente abolito le tasse su questi prodotti. La Scozia è stata, ad esempio, il primo Paese a fornire gratuitamente prodotti igienici femminili a chi ne avesse bisogno.