Prevenzione del tumore al seno: per il Covid-19 rimandati i controlli

Evelyn Novello

Nata a Milano nel 1995 e laureata in Comunicazione pubblica e d'impresa. Nel 2016 mi sono avvicinata al mondo del giornalismo e da quel momento non più smesso di scrivere.

Tag: donne
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L’emergenza Covid-19 ha messo in secondo piano molte altre patologie.

Interventi chirurgici rimandati e visite di controllo cancellate. Insomma, la prevenzione è stata messa in pausa e così anche quella del tumore al seno: un rapporto ha mostrato come nei primi mesi del 2020 sia calato il numero di donne che si sono sottoposte a mammografia, anche quando c’erano i sintomi.

Prevenzione tumore al seno durante il Covid-19

Durante la prima ondata tutti i paesi europei hanno sospeso le visite di controllo relative al tumore al seno.

Il rapporto a cura di Fujifilm Europe GmbH, Medical System Division è basato su 9 interviste condotte tra settembre e ottobre scorsi in Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Italia, Turchia, Portogallo e ha evidenziato bene l’impatto che ha avuto il Covid-19 nell’accesso alle Breast Unit, chiuse negli ospedali. Il risultato è stato che moltissime donne non si sono sottoposte a mammografia nemmeno in presenza di sintomi riconducibili al carcinoma, e in generale le pazienti sottoposte a screening negli ultimi 10 mesi sono diminuite di 2/3 dall’anno scorso.

Alcune soluzioni sono state implementate: la pandemia in atto ha accelerato l’adozione di misure alternative per tutelare sia i pazienti che il personale sanitario, anche la ricerca nell’ambito oncologico ha continuato a lavorare, se pur in smart working, ma la situazione che stiamo vivendo porta con sé un bagaglio di paura dal quale non è facile staccarsi. E così, molte donne non hanno partecipato ai programmi di prevenzione per paura di contrarre il nuovo coronavirus.

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In Italia per le donne tra i 45 e i 74 anni esistono dei programmi di screening con controlli biennali. In alcune regioni, come nel Veneto, sono stati sospesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria, a marzo 2020, fino a maggio. Così come i centri che si occupano di diagnosi di tumore al seno che hanno ridotto l’attività pianificata svolgendo controlli solo su pazienti sintomatiche o su donne già in cura.

Secondo i dati dell’Istituto IEO nei primi 5 mesi di quest’anno ci sono stati 400mila esami di controllo in meno, fatto che ha ridotto di conseguenza anche le nuove diagnosi di tumore. Un impatto importante se consideriamo che il cancro al seno è la neoplasia più frequente in assoluto nella popolazione femminile. Secondo il report “I numeri del cancro in Italia 2018” Aiom-Airtum in Italia ne sono state colpite più di 52mila donne e circa 500 uomini solo nel 2018.

Le visite di prevenzione sono ricominciate a giugno, con la speranza di recuperare i mesi persi. Sono riprese anche le attività di sensibilizzazione perché il messaggio che deve passare non deve andar perso: la prevenzione del tumore del seno è un salvavita. A rimarcare con forza questo concetto ci pensa anche il progetto vincitore dell’edizione internazionale James Dyson Award 2020. È Blue Box, l’invenzione dell’ingegnera biomedica Judit Girò Benet dell’Università di Barcellona, che è stata creata per favorire una diagnosi precoce del tumore al seno, anche in ambiente domestico perché si basa su campioni di urina e trasmette i risultati al Cloud, un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale.

Il dispositivo, collegato a un’app, mette immediatamente in contatto le utenti con il personale sanitario nel caso di un campione risultato positivo. Una vera rivoluzione che può semplificare l’accesso agli esami diagnostici per moltissime donne.

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