Nata nel Messico più di 7.000 anni fa, la pianta del peperoncino si è diffusa anche in Europa grazie alle esportazioni di Cristoforo Colombo in seguito alle sue navigazioni nelle Americhe. Il nome fu creato pensando al “pepe” per via dello stesso gusto piccante.
La pianta cresce facilmente, anche coltivata in un semplice vaso da giardino, innestando i semi tra febbraio e marzo per poi vederne i frutti in estate o al massimo in autunno.
Ciò che crea l’effetto piccante è l’alcaloide capsaicina, sostanza che varia in quantità e sapore da peperoncino a peperoncino. La sensazione di bruciore è dovuta ai termo ricettori presenti nella bocca che trasmettono al cervello quel senso di surriscaldamento che (come si sa) va via, non con acqua ma mangiando mollica di pane (perché elimina le particelle di peperoncino) oppure del latte freddo.
Questo vegetale è dotato di innumerevoli proprietà benefiche. Una volta conosciute, ci si può scordare dell’effetto piccante sul palato!
Antiossidante
Proprietà consolidata al punto che la ricerca sta approfondendo il suo ruolo nella prevenzione dei tumori.
Antibatterico
Grazie ai flavonoidi e i capsaicinoidi il peperoncino ha un’azione antibatterica e ciò consente di conservare i cibi più a lungo.
Ricco di vitamina C
Proprietà utile nella cura di malattie respiratorie come raffreddore, bronchite e sinusite attraverso una maggiore secrezione di muchi e succhi gastrici.
Migliora il metabolismo
Favorisce la digestione attraverso la stimolazione intestinale per cui avviene più facilmente l’evacuazione e si limita la concentrazione di gas e tossine grazie al potere antibatterico e antimicotico.
Antidolorifico
Dolori nevralgici (che coinvolgono la testa e i denti) o muscolari come le artriti, vengono smorzati o del tutto debellati grazie ai capsaicinoidi che desensibilizzano la zona dolorante probabilmente (secondo studi) perché inducono il cervello a produrre endorfine, analgesici naturali.
Afrodisiaco
Sbagliato! Non esiste studio scientifico che attesti tale proprietà.