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Lo streetwear, a differenza di quanto qualcuno potesse pensare, non è una moda passeggera ma uno stile ben radicato e consolidato che ormai ha preso possesso anche delle passerella d’alta moda. In quanto stile codificato nella moda, anche nello streetwear ci sono tendenze ed ispirazioni che cambiano da stagione a stagione.
Lo streetwear nasce per strada ed è proprio lì che sembra voglia tornare gradualmente. Le limited edition e le collezioni fin troppo sofisticate per uno stile urbano e metropolitano stavano snaturando un po’ troppo lo streetwear. Ecco quindi che le nuove collezioni, come quelle presenti su Urban Jungle, sembrano un chiaro ritorno al passato con tagli più semplici ma sempre improntati ad uno stile originale e personalizzabile.
La “decostruzione” della moda di Martin Margiela
Uno dei personaggi più iconici dello streetwear, che ha lasciato un segno profondo nella moda, è Martin Margiela. Il designer belga da sempre ha puntato su una moda ricca di provocazioni e su un processo altamente creativo.
La sua tecnica è stata definita “decostruzione”, proprio perché gli abiti venivano decostruiti, tagliati e rimontati insieme a vestiti vecchi. Si passa così alla democratizzazione della moda che esalta la libertà sartoriale tipica degli anni ’70 e ricicla materiali di recupero, abbracciando l’ecosostenibilità ed il rispetto per l’ambiente che oggi sono temi caldissimi in tutti i settori.
Martin Margiela rifiuta quindi una moda consumistica, sinonimo di lusso ed ostentazione, e scommette su una moda basata soprattutto sui contenuti piuttosto che sull’apparenza. T-shirt e jeans strappati in perfetto stile punk sono quindi tornati a dominare le collezioni degli ultimi anni.
Il colpo di grazia al fashion system tradizionale Martin Margiela lo ha assestato con l’eliminazione dell’etichetta del brand, sostituita da una semplice targhetta fissata solo da 4 punti di cucitura. Un capo “spersonalizzato” che paradossalmente, proprio in virtù di questo dettaglio, personalizza e caratterizza ogni outfit.
La multietnicità di Goodfight
La moda volge sempre più lo sguardo verso temi sociali come l’inclusività e la multietnicità. Ed è in questo contesto che nasce Goodfight, le cui collezioni hanno trovato un posto d’onore sul red carpet degli ultimi Oscar.
Goodfight nasce dall’idea di 4 ragazzi di origini asiatiche, nati e cresciuti però all’ombra della Statua della Libertà. Si sono conosciuti in un negozio di Los Angeles e così, mentre accumulavano esperienze e nuove conoscenze nel mondo della moda, hanno deciso di creare un brand tutto loro.
Il brand rappresenta un’identità multi-etnica, un melting pot che rappresenta alla perfezione lo streetwear che mixa elementi grunge, rock, urban ed hip-hop per dare una risposta forte all’intolleranza ed al razzismo.
Anche Goodfight non è a caccia di un successo globale, né tanto meno vuole imporsi come brand volto esclusivamente al consumismo feroce. Come hanno affermato i 4 fondatori del brand: “il nostro successo è definito dal modo nel quale trattiamo le persone”. Un brand quindi cliente-centrico, che però non perde il suo carattere multietnico e globalizzato.
Il fenomeno Telfar
Tra le nuove tendenze streetwear merita una menzione sicuramente Telfar, brand che ha stravolto le convenzioni nel mondo della moda. Il motto di Telfar va contro le convenzioni del fashion system ed i concetti imposti di originalità ed esclusività: “it’s not for you, it’s for all!”, ossia “non è per te, è per tutti”. Facile immaginare quanto sia rivoluzionario questo concetto in un mondo in cui ci hanno sempre insegnato a distinguerci dagli altri. Ancora una volta si ribalta il concetto: l’accessorio griffato Telfar non è unico, ma è chi lo indossa a dargli il suo stile originale e personalizzato. Non sorprende quindi che borse Telfar, dal design semplice e sobrio, fanno sempre registrare il sold out quando vengono messe in commercio. Segni dei tempi che cambiano e della nuova normalità, anche nel mondo della moda.