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Oltre ad essere un talentuoso cantautore e compositore, il suo merito più grande è stato quello di vedere più avanti rispetto ai suoi tempi, diffondendo la musica napoletana in tutto il mondo e attraverso la televisione.
Talento sperimentale e carattere fantasioso, ha unito il sound napoletano con diversi generi, fondendo i ritmi della tarantella con quelli africani e americani. Ecco qui di seguito chi era Renato Carosone.
Classe 1920, Renato Carosone, all’anagrafe Renato Carusone, nasce il 3 gennaio a Napoli da Antonio e Carolina Daino. Manifesta fin dalla più giovane età una spiccata inclinazione e una passione per la musica, iniziando a suonare un vecchio pianoforte della madre.
Compresa la sua natura musicale, il padre decide di farlo studiare dapprima presso Orfeo Albanese e poi dopo presso il grande maestro Vincenzo Romaniello.
All’età di quattordici anni, scrive la sua prima composizione per pianoforte dal titolo Triki-trak e viene scritturato dal teatrino dell’Opera dei Pupi di don Ciro Pema. Ai diciassette anni, si diploma in pianoforte presso il Conservatorio di San Pietro a Majella.
Dopo una breve e deludente esperienza africana con la compagnia di arte varia di Aldo Russo, torna ad Asmara dove assume la direzione musicale del teatro Odeon e del night club.
In questo periodo, riesce a farsi notare e a crearsi una certa fama. Questo gli permette alla fine della guerra, nel 1946, di tornare finalmente in Italia con sua moglie e suo figlio.
Dopo un po’ di tran tran tra Roma e Napoli in locali come parte dell’orchestra da ballo, viene chiamato per formare un trio musicale per un nuovo locale a Napoli, lo Shaker Club. Da qui prende così avvio il Trio Carosone, con Renato Carosone, il chitarrista olandese Peter Van Wood e il batterista napoletano Gegè di Giacomo.
Il successo è senza precedenti e in poco tempo, si conquistano il volere del pubblico.
Ma il Trio Carosone ha vita breve, ovviamente in senso positivo, perché il chitarrista olandese Peter Van Wood nel 1952 lascia il gruppo per trasferirsi a New York.
Renato coglie l’occasione per ampliare il gruppo ormai duo e formare una vera e propria orchestra. Ma non si limita a questo. Renato Carosone ha una brillante idea: arrivare al pubblico in maniera più diretta. E cosa c’è di più diretto e seguito della televisione? Ed è così che il 3 gennaio 1954 alle del pomeriggio l’orchestra Carosone si presenta agli italiani attraverso il piccolo schermo, lanciando il programma musicale “L’orchestra delle quindici“.
Come sempre, riscuote un enorme successo che lo porta a consolidare la sua fama e la sua nomea in tutta Italia.
Ma per il successo internazionale bisogna aspettare l’incontro con il paroliere Nisa nel 1956. Con lui crea e compone le musiche e le canzoni più famose che tutti noi conosciamo come Tu vuò fà l’americano e Torero. Ed è grazie a questo sodalizio artistico che la musica avanguardistica e sperimentale di Renato Carosone diventa planetaria, fa proprio il giro del mondo.
Tuttavia, dopo circa tre anni, nel 1959, senza un’apparente motivazione e all’apice del successo, Renato Carosone decide di ritirarsi dalle scene. Nonostante questa decisione, continua a lavorare nell’ambito della musica e a mantenere gli impegni con l’orchestra in tutto il mondo. Solo quindici anni dopo, torna a farsi vedere in pubblico.
Nel 1993 viene colpito da un’aneurisma cerebrale, ma riesce a salvarsi, continuando così a lavorare per le sue due passioni più grandi, la musica e la pittura.
Nel 2000, pubblica un libro autobiografico dal titolo “Un americano a Napoli“, scritto in collaborazione con il giornalista Federico Vacalebre. Muore nel sonno il 20 maggio del 2001 nella sua casa a Roma. Ecco chi era Renato Carosone: un poeta della musica che ha saputo valorizzarla e fonderla con diversi stili e sound per creare qualcosa di unico e inimitabile, che rimarrà per sempre nella nostra storia.
Conoscete la musica napoletana? Non c’è solo Gigi d’Alessio, ma anche molti altri musicisti come i Napoli Mandolin Orchestra che meritano tutta la nostra attenzione.