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Renato Zero fa parte di una generazione di artisti che ruppe ogni convenzione pur di affermare il proprio desiderio di libertà.
All’epoca le droghe erano considerate come amplificatori di genialità ma il cantante se ne è sempre tenuto molto lontano: lo ha spiegato in una lunga intervista a Vanity Fair.
Essere giovani artisti nel pieno degli anni Settanta non è stato facile. Lo ha raccontato Renato Zero a Vanity Fair in un’intervista particolare, dove – come direbbe Marzullo – il cantante si fa delle domande e si dà delle risposte.
Eravamo un gruppazzo di esclusi. Di provenienza diverse, ma tutti con due domicili stabili: il Piper Club e i commissariati. […] Più vado avanti e più gioisco nel non essermi perso dietro acidi, polveri, pasticche e altri parassiti. Qualcuno li chiamò paradisi, amplificatori della genialità, delle facoltà sensitive e creative, uno stato di beatitudine perenne. Finché non persi tanti di quegli amici …
Cosa ha salvato Renato Zero, teatrale e trasformista, dall’abuso di droghe e di altre sostanze stupefacenti che andavano per la maggiore tra gli artisti come lui? La follia.
Nell’accezione del cantante la follia non è affatto qualcosa di negativo, ma un modo alternativo di pensare e di creare, qualcosa però che nasce spontaneamente e non viene indotta dall’esterno con l’uso di sostanze pericolose.
La follia è essenzialmente un’alleata, un paio d’ali di scorta quando ti senti depresso, un modo alternativo di far lavorare la mente. Può essere persino una forma d’arte. La follia non è semplicemente una via di fuga, anzi.
Proprio ai temi della follia e della solitudine è dedicato l’ultimo lavoro del cantante romano. L’album si intitola, in maniera molto celebrativa, Zero il Folle.
Il tour che seguirà l’uscita dell’album durerà da Novembre a Gennaio e si comporrà di 13 date, molte delle quali sono già andate sold out.
“Cosa c’è da dimostrare ancora?” è l’ultima domanda che Renato Zero pone a se stesso sulle pagine di Vanity Fair.
Nel nuovo album, spiega l’artista, ha voluto dimostrare di resistere al tempo proprio come le piramidi e del travertino della sua Roma, e che ha ancora molto da dire:
Grazie a questa ricchezza di esperienze il gioco si fa interessante. Oggi ancora scrivo e mi appassiono. Canto, e la voce tiene le note, si presenta ancora integra e genuina. Alla faccia delle piramidi, dei mausolei e del travertino, anche Zero resiste all’usura.
L’album uscirà il 4 Ottobre 2019 e l’elaborato lavoro per Vanity Fair, di cui Zero ha curato anche la copertina in un autoritratto fotografico rivisto artisticamente, costituisce una sua presentazione completa.
Sempre per Vanity Fair Zero ha recitato una preghiera tra i monumenti di Roma, immortalando la performance in un video. Tra i temi toccati dall’artista quelli che hanno popolato la drammatica cronaca degli ultimi mesi: l’emergenza climatica e la gestione del traffico dei migranti attraverso il Mediterraneo.
La conclusione della preghiera è piena di autoironia: “E che io riesca a rimanere io per molto altro tempo ancora, e che il cielo vi aiuti nel difficile compito di sopportarmi”