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La serie tv ispirata a Resident Evil è pronta a debuttare su Netflix.
Il videogioco della Capcom è già stato adattato per il grande schermo, ma ora conquisterà anche il pubblico in streaming, con una serie televisiva.
Sono ufficialmente crollate le barriere tra il piccolo e il grande schermo, soprattutto per quanto riguarda il mondo dell’intrattenimento. I giochi per console hanno avuto un impatto così forte nella cultura popolare moderna da arrivare ad ispirare film e serie tv. Quello che ha avuto più successo è stato il franchise di Resident Evil.
Il videogioco, prodotto dalla Capcom nel 1996, è diventato un film nel 2002, grazie a Paul W. Anderson. Dopo ben 7 film ispirati a Resident Evil, ora il franchise si è spostato in televisione, o meglio in streaming. Da oggi, giovedì 14 luglio, Netflix riporta l’attenzione sulla saga videoludica con una nuova serie tv. Un progetto in grado di attirare sia i fan di vecchia data sia il nuovo pubblico. Bisogna, però, sottolineare che la serie non convince proprio tutti perché , pur conservando lo spirito di Resident Evil, si concentra più che altro sull’aspetto umano dei protagonisti.
La saga ha avuto il pregio di re-inventare il genere horror, parlando di virus, pandemie, lotte per la libertà e desideri per un futuro migliore.
Ha sicuramente avuto un successo incredibile, ma non sono mancate le critiche. Molti hanno etichettato Resident Evil come un “videogioco violento e diseducativo per i ragazzi”. Sicuramente non è un prodotto adatto ai più piccoli, visto che i giocatori devono usare armi e difendersi da terribili mostri, ma è giusto sottolineare che c’è anche una parte dedicata alla strategia e all’astuzia, per andare avanti nel gioco.
La serie tv ha deciso di concentrarsi anche sulla parte più umana dei personaggi, mettendo leggermente da parte questa sfera puramente violenta e spesso molto criticata.
Le vicende della serie sono ambientate nel 2036, 14 anni dopo che il virus ha provocato l’apocalisse globale. La protagonista Jade Wesker continuerà la sua lotta per la sopravvivenza e dovrà inevitabilmente fare i conti con il suo passato che riaffiora.
La storia seguirà due linee temporali. In uno degli ultimi trailer pubblicati su Youtube, viene mostrata a giovane Billie, sorella di Jade, che si trova ferita, con il padre che cerca di studiare un modo per uscire dall’edificio in cui si trovano. La serie è realizzata da Andrew Dabb, che ha dichiarato di essere pronto a dare alla saga “una narrazione fresca, horror, di adrenalina e di azione”. Il cast è composto da Tamara Smart, Siena Agudong, Lance Reddick, Ahad Raza Mir, Turiough Convery, Adeline Rudolph, Ella Balinskia, Paola Nunez e Connor Gossatti.
La produzione è della Constantin Film, che coinvolge Robert Kulzer, Oliver Berben, Leah Sutton e Martin Moszkowicz. La serie tv è disponibile da oggi, giovedì 14 luglio, su Netflix.
Resident Evil è considerato qualcosa in più di un semplice videogioco. Lo sviluppo è iniziato nel 1993 da due disegnatori giapponesi della Capcom. Avevano intenzione di dare vita ad un’avventura violenta che potesse seguire un unico filo narrativo, con la possibilità di giocare con diversi personaggi e superare prove per passare al livello successivo, per consentire al giocatore di gestire le svolte della storia.
Nel corso del tempo si è evoluto, ma non ha mai perso la sua identità. Ha avuto sei archi narrativi e diversi prequel e spin-off. In totale sono 141 i titoli pubblicati e si contano più di 123 milioni di copie vendute in tutto il mondo. È stato concepito come un film con elementi di azione, esplorazione, rompicapo e trame che si ispirano ai classici dell’horror. Ha reso popolare il genere survival e ha reintrodotto gli zombie nella cultura dalla fine degli anni ’90 in poi.
Ora il videogioco arriva sul piccolo schermo, con una nuova serie tv Netflix, che era stata annunciata due anni fa. Una serie formata da otto episodi, che rimane fedele alla trama del videogioco ed esplora la vita di due ragazze adolescenti che vivono a Racco City durante lo scoppio della pandemia. Hanno scelto di puntare di più sull’introspezione piuttosto che sull’azione.