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Se oggi ci è possibile avere testimonianze storiche è solo grazie a grandi personaggi che si sono preoccupati di lasciarcene.
Pensiamo per esempio a Giuseppe Ungaretti che con la sua poesia ha fato comprendere lo strazio della prima guerra mondiale, o alla giornalista e scrittrice Hannah Arendt, la quale attraverso il suo reportage per il New Yorker ha lasciato traccia del processo di Norimberga. Grazie agli scatti Robert Capa, invece, possiamo osservare con i nostri occhi i più grandi momenti bellici.
Robert Capa, nome d’arte di Endre Ernő Friedmann, (Budapest, 22 ottobre 1913 – Tay Ninh, 25 maggio 1954), è stato un fotografo ungherese.
Nasce in una famiglia benestante, proprietaria di una casa di moda. Il suo soprannome da piccolo era “squalo” per il suo spirito vitale e rissoso che si manifesta per tutta l’adolescenza portandolo anche all’arresto. La volontà di manifestare le proprie simpatie politiche in libertà lo porta a trasferirsi a Berlino dove si iscrive alla facoltà di Scienze Politiche per diventare giornalista. Per mantenersi inizia a lavorare in uno studio fotografico dove si appassiona alla fotografia.
Nel 1933 l’essere ebreo in Germania non gioca a suo vantaggio, così lascia Berlino per Vienna, per poi, l’anno successivo, partire alla volta di Parigi. In Francia incontra difficoltà nel trovare lavoro come fotografo freelance ma per sua fortuna incontra Daid Seymour che lo aiuta ad arrivare al suo primo servizio importante.
Nel maggio 1936 documenta infatti le manifestazioni per l’ascesa al potere del Fronte Popolare ed una sua foto diventa la copertina della rivista Vu.
Grazie alla compagna Gerda Taro, anch’essa fotografa, ottiene il consenso dalla stampa per documentare insieme a lei la Guerra civile spagnola. Qui nasce lo pseudonimo di “Robert Capa” che viene scelto per il suono più familiare all’estero e per l’assonanza con il nome del popolare regista italo-statunitense Frank Capra.
Durante la rivoluzione franchista scatta una delle fotografie di guerra più famose al mondo. La foto si diffonde prima sui giornali francesi, ma quando arriva sulla rivista americana “Life” il successo si moltiplica.
Il 26 luglio 1937 Gerda muore per colpa di un errore di manovra di un carro armato vicino Madrid. L’anno dopo Robert pubblica un libro in suo onore, “Death in making”, con una raccolta di fotografie scattate da entrambi.
Quando scoppia la seconda guerra mondiale Capa si trova a New York, per fuggire dalle persecuzioni naziste e per cercare lavoro Inizialmente fotografa per il Collier’s Weekly per poi lavorare con Life.
Nel 1947 lascia un diario con il titolo “Slightly out of Focus” dove racconta la vita di fotoreporter al seguito dell’esercito americano tra il 1942 e il 1945. Racconta gli eventi più duri a cui assiste e descrive la sensazione di vuoto e di angoscia che lo prende assistendo ai combattimenti.
Nel luglio del 1943 insieme a pochi soldati americani arriva in Sicilia. Il gruppo si incammina attraverso un bosco e arriva in una fattoria dove un anziano contadino li ospita per tre giorni, fin quando arrivano i militari della prima divisione americana. Unitisi a loro, Capa e i suoi compagni possono avanzare verso gli importanti obiettivi militari della campagna di Sicilia.
Il 6 giugno 1944 assiste allo sbarco delle truppe americane in Normandia. La maggior parte delle foto scattate durante lo sbarco viene perduta per colpa dell’uomo che doveva sviluppare le foto.
La sua passione per la fotografia, lo porta a morire nel 1954 durante la Prima Guerra d’Indocina. Nel scattare le ultime fotografie sale su un terrapieno per fotografare una colonna in avanzamento nella radura e qui posa il piede su una mina che lo uccide.