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Era di colore e faceva la sarta.
Fu grazie a Rosa Parks se ebbe inizio la guerra non violenta che caratterizzò gli Stati Uniti in favore dei diritti civili degli afroamericani, battaglia ancora oggi di estrema importanza. La storia che l’ha resa così famosa nasce da un episodio singolare accaduto in autobus.
Rosa Louise McCauley, è nata il 4 febbraio 1913 in un’umile famiglia a Tuskegee, poco distante da Montgomery. A diciannove anni, Rosa sposò Raymond Parks, un barbiere che faceva parte del movimento per i diritti civili.
Dividendosi tra il lavoro di sarta e l’attivismo politico al fianco del consorte, Rosa si è sempre distinta per la sua partecipazione nelle battaglie civili tanto che nel 1943 diventa segretaria della sezione locale della Naacp, Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore, stessa associazione a cui partecipava anche Martin Luther King.
L’episodio che l’ha resa famosa è avvenuto a Montgomery in Alabama il 1° dicembre 1955. Al termine della giornata lavorativa Rosa prende l’autobus 2857, diretta a casa.
Seduta in una fila centrale, dopo poche fermate sale un passeggero bianco, il conducente le chiede di alzarsi per lasciargli il posto. Le regole imponevano che i neri sedessero dietro, i bianchi davanti, mentre i posti centrali sono misti e si possono usare solo se tutti gli altri sono occupati, ma sempre dando la precedenza ai bianchi. Quella volta però Rosa si è ribellata. «Non stavolta», pensa Rosa, e senza rifletterci troppo risponde che «no», non intende alzarsi.
Dopo il rifiuto di alzarsi arrivano sul posto le forze dell’ordine e Rosa è incarcerata per “condotta impropria” per poi essere rilasciata dopo poco grazie alla cauzione pagata da Clifford Durr, avvocato bianco vicino alle posizioni dei neri. Nel frattempo la comunità afroamericana aveva iniziato a scalpitare e il nervosismo stava per sfociare in violenza. Quel rifiuto aveva trasformato Rosa in un’eroina dei diritti dei neri, impegnati nella lotta contro la segregazione che opprimeva l’Alabama e altri Stati del Sud, divenendo il propellente di una storica protesta che fu tanto rabbiosa quanto non violenta.
“Dicono sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente, non più di quanto lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro […]. No, l’unica cosa di cui ero stanca era subire”, ha scritto di quell’episodio Rosa, dopo anni.
Dopo l’episodio dell’autobus, un comunicato anonimo invitava la popolazione nera a boicottare i mezzi pubblici di Montgomery il 5 dicembre, giorno del processo a Rosa (che alla fine se la caverà con una multa). In poche ore, tutta la comunità nera di Montgomery aveva saputo dell’accaduto e del boicottaggio in programma, che tra l’altro non si è limitato ad un solo giorno. La battaglia non violenta aveva coinvolto ormai migliaia di persone ed è durata fino al 26 dicembre 1956, più di un anno.
Gli eventi di Montgomery sono passati alla storia come la più importante manifestazione non violenta del movimento per i diritti civili.
Nel frattempo la battaglia aveva avuto successo anche sul piano legislativo. La Corte Suprema degli Stati Uniti il 13 dicembre 1956 dichiara incostituzionale la segregazione sui mezzi pubblici ma non senza ritorsioni della popolazione bianca. Rosa subisce minacce e, perso il lavoro, si trasferisce a Detroit, ma le sue convinzioni sulla parità di diritti non cambiano minimamente.
Nel 1965 diventa segretaria del democratico John Conyers, membro del Congresso, e nel 1987, in memoria del defunto marito, fonda il Rosa and Raymond Parks Institute for Self Development, ancora attivo, nato per «educare e stimolare i giovani e gli adulti, in particolare gli afroamericani, per il miglioramento di se stessi e dell’intera comunità». Nel 1999, per il suo continuo impegno nella lotta alle discriminazioni, riceve la medaglia d’oro del Congresso, massimo riconoscimento civile, in quanto, come ha spiegato il presidente Bill Clinton, «mettendosi a sedere, […] si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell’America».
Rosa muore il 24 ottobre 2005. Due anni prima, l’Henry Ford Museum di Dearborn, a poche miglia da Detroit, aveva acquisito il famigerato bus 2857. Al suo interno Barack Obama, primo presidente americano di pelle nera che si è battuto per la parità di diritti insieme alla moglie Michelle, si è scattato una foto nel 2012, in ricordo dell’episodio del 1955 con protagonista Rosa Parks.