Tante volte mi sono chiesto per quale ragione Rula Jebreal fosse considerata una valida giornalista. Le risposte sono sempre state abbastanza confuse, tanto che alla fine ho rinunciato a trovarne una valida. La più convincente è forse quella che rimanda alla sua nazionalità, araba palestinese, utile in un periodo come quello che stiamo vivendo.
Per il resto mi è sempre sembrata una giornalista mediocre, senza particolari doti da sottolineare.
Ora il giallo di Anno Zero riapre il dibattito sulla giornalista con passaporto israeliano. Qualcuno le ha dato in diretta della "Gnocca senza testa": principali indiziati Marco Travaglio, Filippo Facci, Renato Brunetta e il prof. Giulio Sapelli (sospettato numero uno).
Non voglio dare della "Gnocca senza testa" alla Jebreal, sia ben chiaro, ma il suo livello di approfondimento e la sua preparazione non mi sono mai parse eccelse. Studia le sue domandine, le porge con tono aggressivo, tenta uno scarno contraddittorio e porta sempre a casa scarsi risultati: la maggior parte delle volte viene sopraffatta dall'interlocutore.
A mio parere è sempre stata sopravvalutata. E' brutto che il dibattito su di lei si riapra in questi termini, volgari e maschilisti, ma sono felice che ci si interroghi sulla sua qualità giornalistica, che fino ad oggi era data per scontata a priori.
Un ridimensionamento, seppur in ritardo, non sarebbe così deplorevole.