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La seconda serata di Sanremo ha mantenuto le promesse della prima: chi sperava che Baglioni si sciogliesse un po’ invece di assomigliare terribilmente a una statua di cera e chi ha desiderato tantissimo un nuovo sketch di Pierfrancesco Favino non è affatto rimasto deluso.
Pippo Baudo è stato l’ospite d’onore della serata, in uno dei momenti più commoventi della storia del Festival di Sanremo. E i momenti flop? Ci sono stati anche quelli.
Come tutte le macchine, anche l’ormai attempato festival di Sanremo ha bisogno di carburare almeno un po’. La prima serata, che è stata lenta e troppo lunga, ha fatto comunque un record di ascolti che ha superato in scioltezza i risultati della strana coppia Maria De Filippi – Carlo Conti.
La seconda serata si portava dietro tutti i punti deboli della prima: Baglioni troppo impomatato, i tempi troppo dilatati, Michelle Hunziker un po’ troppo preda delle derive comiche di Zelig e di Striscia. Favino no: sempre impeccabile in qualsiasi ruolo, da cantante a ballerino con un futuro da asta del microfono.
Nonostante tutto però, la seconda serata di Sanremo 2018 è stata più scorrevole e più gradevole di quanto sia stata la prima.
Claudio Baglioni ha finalmente guadagnato in scioltezza e pare addirittura si diverta assieme ai suoi più disinvolti compagni di conduzione. Sorride con più convinzione, presenta ancora con qualche pausa un po’ troppo teatrale, ma nel complesso sa gestire efficacemente i tempi di un mostro sacro come l’Ariston. Unica pecca: l’onnipresenza. Baglioni canta troppo: è il suo mestiere, niente da dire, ma dovrebbe cercare un po’ meno il microfono. Ha duettato nell’ordine con Biagio Antonacci, Il Volo, Franca Leosini, Roberto Vecchioni.
Anche meno, signor Dittatore!
Pippo Baudo si è reso protagonista di uno dei momenti più toccanti dello show. Elegantissimo, con una rosa bianca all’occhiello dello smoking e i capelli ormai completamente bianchi, ha letto una lunga e commovente lettera a Sanremo, al comando del quale è stato per moltissimi anni. Tutto l’Ariston si è alzato in piedi, dagli orchestrali al pubblico in galleria. Un omaggio sentitissimo per uno dei padri della televisione italiana.
Pierfrancesco Savino è a tutti gli effetti la grande scoperta di questo festival.
In qualità di “portavoce della cultura” per la seconda serata di Sanremo ha recitato un inedito di Federico Garcia Lorca che assomigliava terribilmente a Despacito. La sera prima aveva suggerito al Dittatore “ma sa che io ballicchio?”, ieri sera si è confermato ottimo ballerino. La Hunziker un po’ meno, poverina. Ballare con il tacco 12 non è facile per nessuno e Michelle ha un po’ fatto la figura di un grazioso ciocco di legno.
Il duetto con Antonacci (“Direttore, ma si faccia gli Antonacci suoi” è stata una battuta ricorrente) rientra a pieno titolo nei momenti top: va apprezzata soprattutto la sua sincerità artistica. “Non ho la voce di Claudio, non arrivo in alto come lui” ha voluto chiarire Biagio immediatamente prima di Mille Giorni di Te e di Me, durante la quale le sue corde vocali hanno rischiato il collasso ma fin su, alle note che il Dittatore prende con scioltezza da cinquant’anni, non c’è arrivato.
Tentativo apprezzatissimo.
Se ti chiami Sting, la platea si alza in piedi sulla fiducia. Gli orchestrali si sentono onorati e i presentatori mettono su una gag fortemente scaramantica nella speranza che vada tutto bene. Il problema è stato che Sting ha cantato in italiano, una canzone composta da lui stesso diversi decenni fa. Forse all’epoca sapeva pronunciare la nostra lingua, ma ieri avrebbe potuto cantare in cirillico e non molti avrebbero notato la differenza.
Il duetto con Shaggy, attesisimo, è stato a dir poco imbarazzante. Il rapper ha tenuto banco incitando il pubblico seduto a sgranchirsi le gambe e a ballare, ma qualcuno ha pensato che non avrebbe superato un alchol – test. Dopo l’esibizione i due si sono immediatamente defilati, lasciando il pubblico a casa a chiedersi se avessero problemi di prostata (si sa, l’età), o il jet privato parcheggiato in doppia fila.