Sanremo 2019, Nino D’Angelo: “Non vincerà mai una canzone napoletana”

Olga Luce

Olga Luce, nata a Napoli nel 1982, è diplomata al liceo classico. Scrive di cronaca, costume e spettacolo dal 2014. Il suo motto è: il gossip è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo (quindi tanto vale farlo bene)! Ha collaborato con Donnaglamour, Notizie.it e DiLei. Oggi scrive per Donnemagazine.it

Condividi

Nino D’Angelo a Sanremo 2019 si è presentato con una canzone che fonde il napoletano e l’italiano in una sonorità a cavallo tra la storia antica e quella moderna della canzone italiano.

Accompagnato dal rapper Livio Cori (che ha sempre offerto ottime performance canore fino a questo momento), D’Angelo sembra convinto di non poter raggiungere il podio: ecco le sue dichiarazioni.

Nino D’Angelo e Cori a Sanremo

Il problema di fondo, quando si porta a Sanremo una canzone che non rientra esattamente negli standard festivalieri, è che le cose possono andare o molto bene o molto male. Una canzone fuori dagli schemi può incontrare il favore entusiastico di critica e giuria oppure, nel peggiore dei casi può far storcere il naso e finire tra le ultime in classifica.

Un professionista navigato come D’Angelo conosce perfettamente questo tipo di meccanismo, quindi con ogni probabilità sapeva quali avrebbero potuto essere le conseguenze del portare a Sanremo una canzone in dialetto. A conferma della sua disillusione arrivano le recenti dichiarazioni alla stampa:

In un paese in cui si fa ancora distinzione, in cui si pensa ancora al bianco, al nero, al giallo, è difficile che una canzone napoletana possa vincere Sanremo.

Una polemica a sfondo razzista

Le parole del cantante hanno certamente un’eco molto amara, che si riallaccia inevitabilmente alle polemiche razziste che stanno avvelenando le notizie di cronaca degli ultimi mesi e che hanno accompagnato anche l’attesa dell’inizio del Festival.

Si tratta però di un tentativo piuttosto puerile da parte dell’artista partenopeo: è verissimo che il suo brano non ha incontrato grandi entusiasmi da parte di pubblico e critica, ma le motivazioni non sono affatto legate all’origine geografica dei due interpreti.

La pessima performance di D’Angelo

A parte la componente strettamente musicale del brano, che in effetti non sembra avere punti deboli, è proprio l’interpretazione dei due cantanti ad aver lasciato probabilmente la giuria e il pubblico con qualche forte perplessità. Il problema maggiore, soprattutto durante la prima serata del festival, è stata la difficoltà di comprensione del cantato, e non tanto per il fatto che gran parte del testo fosse in napoletano, ma per la pessima dizione di D’Angelo.

A dirla tutta, mentre Livio Cori ha tenuto perfettamente la propria linea vocale, senza mai sporcarla durante le esibizioni delle prime due serate, D’Angelo ha avuto seri problemi di intonazione durante la serata di apertura, problemi che si sono ripetuti, anche se più attenuati, durante la sua seconda volta sul palco.

Una canzone napoletana vincerà Sanremo?

Tra le altre cose, D’Angelo ha deciso di tentare la strada della polemica razzista nell’anno in cui il Festival ha voluto celebrare la carriera e la grandezza artistica di un cantautore napoletano: Pino Daniele.

E’ piuttosto ridicolo quindi, affermare che il Festival non sia aperto alla canzone dialettale e in particolare alla canzone in dialetto napoletano, che tanta parte ha rivestito nella creazione di un’identità musicale genuinamente italiana.