Sanremo non è Sanremo se a un certo punto non cominciano a fioccare critiche sugli abiti delle vallette.
Dal momento che, con tutti i suoi pregi e tutte le sue intemperanze di certo la Hunziker non si può definire valletta, oggi sono scattate le polemiche sugli abiti scelti per l’unica donna tra i presentatori del Festival. Apprezzatissime le mise delle prime due sere, la Hunziker sembrava essersi guadagnato un posto nel gotha della moda Sanremese, ma lo scivolone era dietro l’angolo. Vesista in Trussardi non è piaciuta a nessuno.
Per la terza serata di Sanremo, Michelle Hunziker è stata vestita dalla maison di moda di suo marito Tomaso Trussardi. La maison Trussardi è famosa per gli accessori, soprattutto quelli in pelle, e molti commenti su Twitter hanno consigliato al marito della Hunziker di lasciar perdere l’alta moda e di concentrarsi su quello che Trussardi sa fare meglio.
A scatenare il putiferio è stato il fatto che di tutti i 3 abiti indossati da Michelle nemmeno uno è stato esente da critiche.
C’è da dire che le buone intenzioni c’erano tutte: per vestire la bella bionda dell’Ariston erano state prese a modello d’ispirazione muse eccezionali. L’acconciatura, troppo “datata” secondo moltissimi telespettatori, è ispirata in effetti a una star del bel tempo che fu: Bette Davis, nata nel 1908.
Il primo abito della serata, quello blu, era ispirato nientemeno che a Cenerentola. Le maniche e lo scollo erano formati da una finissima rete a cui si sovrapponeva un bustino in raso blu dalla scollatura a cuore.
L’abito continuava con un taglio a sirena e un lungo strascico, del quale Favino di tanto in tanto si è preso cura. Sarebbe stato tutto giusto se le coppe del seno non avessero aderito molto male al petto di Michelle, non valorizzando per niente quel poco che c’è.
L’abito bianco e nero diviso nettamente in due metà da una cintura perlata, prendeva il nome nientemeno che da Marlene Dietrich, altra bionda e bellissima icona del cinema mondiale, anche lei nata a inizio secolo. L’abito in effetti era bellissimo: la parte di sopra ricordava uno smoking maschile nero ma la giacca diventava bianca nella parte finale, all’altezza dei fianchi.
La gonna, candida e con un lungo strascico, ricordava il modello dell’abito precedente e presentava sul davanti un ampio spacco fino al ginocchio. Le due metà dell’abito erano messe in dialogo da una cintura di Swarowsky all’altezza della vita, nera sul busto e bianca nella coda finale, con un bellissimo effetto finale. Secondo le critiche più frequenti l’abito era troppo compassato e metteva troppo in risalto i fianchi di Michelle, facendoli apparire più grossi di quanto siano in realtà.
L’abito rosa scelto per l’ultima parte del festival è quello che più di ogni altro ha attirato una valanga di critiche. L’abito si caratterizzava per un profondissimo scollo sulla schiena attraversato da un incrocio di stringhe che avrebbero dovuto mantenere aderente al busto la parte frontale. La gonna era attraversata da una serie di spacchi dai quali spuntavano pieghe di stoffa più sottile e leggermente più scura.
La vita era impreziosita da una sapiente applicazione di cristalli che andavano dal rosa al bianco. Anche quest’abito sarebbe stato molto bello, se non avesse presentato un difetto macroscopico: cadeva molto male, formando una antiestetica piega appena sotto al seno. Considerando il fatto che Michelle si muove moltissimo, ogni movimento peggiorava la situazione.
La conclusione arriva direttamente da Twitter: “Trussardi peggio di così non poteva fare”. Povera Michelle.