Leggerezza e malinconia retrospettiva della comicità dei Vanzina che ritornano agli anni ’80
I due fratelli della commedia italiana, Carlo ed Enrico Vanzina, parlano di “divertente romanzo sentimentale sull’amicizia, l’amore, il successo e il destino“, ma a chi lo guarda da una distanza critica di sicurezza Sapore di te appare come l’ennesimo esempio di quell’operazione nostalgia che da tanto tempo serpeggia nella comicità tricolore.
E i Vanzina, che riprendono titolo, ambientazioni e coralità del racconto del loro iconico Sapore di mare del 1983, sono forse i più adatti a fare un discorso del genere, dato che dopo essersi allontanati dal filone dei cinepanettoni si sono dedicati a una serie di pellicole che per stilemi, ambizioni e toni si rifanno a un modo di fare commedia ormai dimenticato.
Lo stacco temporale questa volta è ancora più netto: rispetto ai vent’anni del “il capitolo” precedente (uscito nel 1983 ma ambientato negli anni ’60), qui la malinconia è doppia, perché regista e sceneggiatore non solo guardano al passato del Paese attraverso il filtro carico di rimpianti generato dal passaggi di tre decadi, ma anche al proprio trascorso artistico.
D’altro canto la leggerezza impera nel film, fosse solo perché il decennio degli ’80 viene vissuto da personaggi e autori come un periodo ancora privo di preoccupazioni e dedicato al godimento estremo (le conseguenze di azioni sconsiderate le avrebbero pagate i figli dei protagonisti, aggiungiamo noi):
“Si tratta di un’epoca abitualmente considerata superficiale e vuota ma in fondo in quel periodo non si parlava né di crisi, né di spread. Erano gli anni in cui stava per cominciare l’edonismo della cosiddetta Milano da bere da noi raccontato in vari film: abbiamo messo in campo sogni, sentimenti, speranze, una fiducia nel futuro e nella società e un’allegria diffusa che allora era ancora possibile coltivare e oggi è quasi del tutto scomparsa. Quegli anni sono stati gli ultimi spensierati; i momenti plumbei erano ancora lontani.”
La trama della commedia corale da stabilimento balneare è in fondo quella di sempre, con intrecci che sono ormai divenuti canonici: c’è il cinico onorevole (Vincenzo Salemme) che se la spassa e si prende una sbandata per una soubrette di Drive In (Serena Autieri), imponendola in un film che si sta girando a Forte dei Marmi, location inevitabile del film; c’è la famiglia popolare romana (Maurizio Mattioli e Nancy Brilli) con diciassettenne a carico (Katy Saunders), contesa da due universitari in vacanza (Eugenio Franceschini e Matteo Leoni) che però non disdegnano di corteggiare anche la straniera; e c’è infine la ragazza sprovveduta (Martina Stella) che si innamora dello scapolo impenitente (Giorgio Pasotti). cui riuscirà a far mettere la testa a posto.