Chi era Saul Bass: vita dell’illustratore statunitense

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Le sue innovazioni artistiche diventano un punto di riferimento per registi come Alfred Hitchcock, Stanley Kubrick, o Steven Spielberg che gli chiede di realizzare il poster di “Schindler’s List”.

Scopriamo quindi cosa rende Saul Bass un genio dell’illustrazione nel mondo della cinematografia. 

Chi era Saul Bass

Saul Bass (New York, 8 maggio 1920 – Los Angeles, 25 aprile 1996) è stato un illustratore statunitense. Cresce nel Bronx, quartiere della grande mela, insieme alla famiglia ebrea emigrata negli Stati Uniti. Appassionato di arte fin da piccolo, riesce ad ottenere una borsa di studio all’Art Students College, prestigiosa scuola di Manhattan che gli consente di inserirsi nel mondo pubblicitario.

Inizia infatti a lavorare come disegnatore in questo settore nel 1942 per poi entrare a far parte della grande famiglia di Warner Bros. Non soddisfatto del percorso accademico decide di proseguire gli studi iscrivendosi al Broolyn College dove incontra il designer György Kepes, che lo introduce alle opere della Bauhaus e del Costruttivismo.

All’età di trentadue anni può vantare quindi formazione scolastica e lavorativa sufficiente per aprire il suo studio di design dal nome “Saul Bass & Associates”

Saul Bass e l’inizio della carriera come illustratore

Durante una giornata di lavoro del 1954, Otto Preminger, regista di note pellicole cinematografiche, si rivolge a lui per commisionargli la locandina del suo ultimo film “Carmen Jones”. Innamorato dei lavori dell’illustratore si affida nuovamente a lui per numerosi altri progetti che nel tempo raggiungono il successo internazionale.

Con il poster di “L’uomo dal braccio d’oro”, infatti, si fa conoscere da tutto il mondo.

Il pensiero che guida Saul Bass è infatti quello di coinvolgere il pubblico fin dalla prima immagine e infatti si può dire che oltre a conquistare l’attenzione attraverso i poster, lo fa anche all’interno del film stesso.

Una delle grandi rivoluzioni cinematografiche che attua è infatti quella di sfruttare il momento in cui appaiono i titoli di testa, spesso dedicati all’acquisto di cibo e bevande da parte degli spettatori. 

Sostiene infatti che quell’attimo sia fondamentale per creare atmosfera in sala e introdurre il pubblico a quella che è la simbologia presente all’interno del film. Questa tecnica viene presa in considerazione anche da molti successori che capiscono come rendere il momento dei titoli di testa artisticamente e significativamente validi.

Tra i suoi lavori di maggiore successo “Anatomia di un omicidio” è perfetto per comprendere al meglio questa idea.

“Anatomia di un omicidio” e il contributo di Saul Bass

In “Anatomia di un omicidio” Bass sfrutta la stessa disposizione degli elementi sia per la locandina che per i titoli di testa rendendo l’immahine “immediatamente riconoscibile” come afferma Martin Scorsese.

Si rappresenta infatti su uno sfondo giallo un corpo nero scomposto nelle sue parti e queste, molto stilizzate, riportano alla concezione di deumanizzazione e universalizzazione della figura.

Come anticipato quindi, i titoli di testa riescono a creare un collegamento e anticipare il tema del film che riguarda per l’appunto un assassinio, riprendendo il termine “anatomia” che appare nel titolo. Un concetto che nella sua semplicità vela una sorta di mistero e rende quindi comprensibile ma comunque enigmatico il seguito del film.

Sono numerosi gli indizi che Bass lascia all’interno di questo piccolo momento. Il corpo è infatti diviso in sette parti, un numero dispari che vuole rimandare ad un senso di incompletezza, lo stesso che si percepisce guardando la pellicola. Allo stesso modo i tagli delle parti sono effettuate in maniera grezza, con la volontà di rimarcare nuovamente questo aspetto.