Argomenti trattati
Le cheerleader dei Whashington Redskins, squadra di football americano della Nfl, sono finite nell’occhio del ciclone per episodi avvenuti nel 2013. Le ragazze hanno confessato al New York Times che erano costrette a posare in topless e a prostituirsi a favore del business. Negli States è scoppiato un vero e proprio scandalo.
Le parole delle ragazze
Le ragazze, all’epoca dei fatti una squadra di trentasei cheerleader, hanno dichiarato che si trovavano in Costa Rica per un calendario e sono state costrette a posare seminude. A questo imbarazzante spettacolo assistevano dirigenti e sponsor. Ma lo squallore non si ferma qui. Alcune di loro sono state costrette a fare da escort per alcuni di loro. Lo scenario era un resort di lusso dove le ragazze, una volta arrivate, venivano private del passaporto. Per la serie: non c’è via di fuga. Una delle ragazze dichiara al New York Times: “Non è giusto spedire le cheerleader in una serata con questi uomini. Alcune non volevano andare. Queste cose non cambieranno finché non accadrà qualcosa di terribile, come uno stupro o un’aggressione. Le franchigie faranno attenzione solo quando sarà troppo tardi”. Queste dichiarazioni arrivano pesanti come un macigno e portano a galla situazioni che, in quel mondo, sembrano essere ben consolidate. Il Times, sottolinea come anche nel 2012 sia avvenuto un fatto analogo: un raduno, sempre con le cheerleader, in cui alcuni uomini somministravano alcolici alle ragazze, in modo non proprio consono. In merito a questo avvenimento, un’altra ragazza dichiara: “Non è che ci puntassero la pistola alla testa, ma era obbligatorio andarci. Non ce lo hanno chiesto, ce lo hanno detto”. Ora, almeno a casa mia, quando un qualcosa è obbligatorio non hai possibilità di sottrarti. Ma si può arrivare a tanto pur di appartenere ad un mondo? In questo caso è quello delle cheerleader dei Whashington Redskins, ma potrei fare altri mille esempi.
Le parole della direttrice
La direttrice delle cheerleader, Stephanie Jojokian, nega assolutamente ogni accusa. La donna si difende dicendo: “Io non ho forzato nessuno. Questa storia mi spezza il cuore. Sono una mamma, faccio questo da tanto tempo. Non metterei mai una ragazza in una situazione sconveniente”. Queste parole, quando a sporgere una denuncia sono tante ragazze e quando le dinamiche vengono definite prassi anche dal Times, suonano un po’ scontate, o meglio poco credibili. La squadra dei Whashington Redskins chiamano in loro difesa due delle “capitane” del 2013 che hanno prontamente difeso Stephanie Jojokian. Queste hanno definito l’evento in Costa Rica come estremamente rilassante. Aggiungerei che si dovrebbe indagare sul significato che queste ragazze attribuiscono al termine rilassante. Comunque, le famose foto del calendario, sono ancora disponibili sul sito. In una sezione l’utente può addirittura scegliere di giudicare sexy o meno le ragazze. Una sorta di schedina. Fatto sta che la squadra dei Whashington Redskins si giustifica sottolineando come le cheerleader appaiano sorridenti e a loro agio. A mio parere, credo che queste non sembrino altro che scuse: senza passaporto, quindi senza possibilità di fuga, sfiderei chiunque a non sfoggiare il sorriso più smagliante, con la paura di non poter riuscire a tornare a casa.
Le cheerleader, con questa denuncia nei confronti dei Whashington Redskins, hanno creato uno scandalo di risonanza mondiale. Hanno anche ragione direi: niente e nessuno può giustificare una simile violenza sulle donne. Neanche una passione sportiva/lavorativa può richiedere a delle ragazze di prostituirsi e posare seminude.