Non può che sconvolgere l'intervista rilasciata da Vasco Rossi, che riportiamo più sotto. Non perchè dica cose assurde, ma perchè ancora una volta riesce a stupire dimostrando che crescendo si cambia. Eccome se si cambia. Il mondo che vorrei, il suo nuovo album, ne è la dimostrazione. Il rocker che unisce generazioni su generazioni, il cantante-poeta che fino ad oggi ha parlato soprattutto ai giovani, o a coloro che giovani sono stati e ricordano la propria vita con malinconia, adesso si rivolge ad un pubblico più adulto. Maturo e un po' disilluso. Ma c'è anche chi non la pensa così e si pone delle domande a riguardo.
Sembra un Vasco rinnovato, che non rinnega nulla ma che si rende conto che l'uomo, con il passare degli anni, deve inevitabilmente cambiare prospettive. La vita spericolata c'è stata. E' stata un sogno. Forse un'utopia. Ora è tempo di essere realistici, di rendersi conto che un'esistenza come la si vorrebbe è difficile da ottenere. E che forse, alla fine dei conti, è meglio accontentarsi dandosi piccoli e raggiungibili obiettivi per la propria esistenza. Perchè è questo, ad una certa età, la possibile ricetta della felicità.
Chissà se è proprio così. Potete giudicare voi stessi, vi lasciamo all'intervista rilasciata a Mario Luzzatto Fegiz.
«Non si può spingere solo l'acceleratore, bisogna anche frenare… ci si deve accontentare», dichiara Vasco Rossi affidando a una registrazione la presentazione del suo nuovo album «Il mondo che vorrei», 12 canzoni tutte nuove (tranne «Basta poco») in uscita domani. Rispetto ai concetti di «Vita spericolata » una svolta assoluta, ribadita sin dal primo brano «Il mondo che vorrei».
«Vita spericolata» spiazzata da «Vita tranquilla» come quella ipotizzata recentemente da Tricarico? Non esageriamo. Non è una scelta, ma una resa alla realtà della vita e delle cose. Dice Vasco: «La realtà che vedo mi fa schifo, è triste e odiosa. Per questo ho rivalutato i sogni e le illusioni che aiutano a vivere meglio: credere in un amore, una donna, un rapporto, avere una fede, magari non vera o sbagliata. L'importante è crederci. Vivi meglio».
Rassegnato? «Per carità, più inquieto che mai. La realtà è veramente pessima: non solo mortifica moltissimo le aspirazioni umane, ma non pone limiti alla sofferenza. Lo so, è una presa di coscienza un po' amara. Bisogna accontentarsi. A me la cosa non piace per niente. L'uomo normale non ha scelta, soffre, l'artista si ribella all'idea di non poter spiccare il volo. Io spero solo che alla fine della corsa ci sia un angelo o un rock and roll ben riuscito».
Da cosa era nato il sogno di una «Vita spericolata»? «Dall'idea di volare sempre senza tempi morti come nei film, dove si vedono solo cose belle e importanti e mai banali. I miei genitori sognavano per me una vita sicura, il posto in banca o in comune o statale. Io sognavo invece un avventuroso precariato, una esistenza non garantita. Però neppure io posso vivere come un cartone animato, ma d'altra parte sono insofferente ai limiti che la natura dà all'uomo. E allora ecco che ritorniamo alla rivalutazione dei sogni, i protagonisti di questo disco».
C'è una canzone, «E adesso che tocca a me», che sembra un richiamo alla spiritualità. «In verità mi accorgo che non abbiamo bisogno di cose, oggetti, ma di situazioni "dentro". Ed eccomi qui a ringraziare il cielo e le chitarre. Se stai bene dentro è ok anche una modesta capanna, ma se vivi in una villa grandissima e il tuo riferimento è Bill Gates, sei finito».
Altra canzone fortemente concettuale è «Cosa importa a me» «Dimenticare non è facile, ma perdonare, almeno per me, è impossibile. Gesù Cristo proclamava la necessità del perdono. Ma è qualcosa che sono costretto a lasciare agli uomini grandi. Quelli piccoli come me si sforzano di dimenticare perché a perdonare non ce la fanno».
C'è una canzone, «Ho bisogno di te», che ripete all'infinito queste uniche quattro parole affidando il resto del messaggio a diverse intonazioni e alla musica.
«Si, ogni tanto — confessa Vasco — cerco di fare testi minimalisti, usando meno parole. In realtà mi accorgo che nella vita non sono capace di chiedere aiuto quando ne ho veramente bisogno. Perché mi sento prigioniero. Le principali prigioni sono le dipendenze. Da un amore, da una persona, da un vizio, dal fatto di voler essere più ricco e potente. I politici sono dei tossicodipendenti da potere. Però a loro non li arresta nessuno, ai drogati sì».
Vasco, che cos'è in sostanza «Il mondo che vorrei»? «Una bella pietrona piantata qui per la vostra primavera».
[intervista tratta dal Corriere]