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Lo Smart Working, che l’Osservatorio del Politecnico di Milano definisce come “una nuova filosofia manageriale”, è un modo di lavorare ‘diverso’ da quello a cui siamo abituati.
A causa dell’emergenza legata al Coronavirus, questo ‘modus operandi’ si è rivelato ‘vincente’ per le aziende che hanno scelto di adottarlo. Come funziona? Perché è importante per il business?
L’Osservatorio del Politecnico di Milano definisce così lo Smart Working: “Una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.
In parole povere, lo Smart Working è un modo di lavorare diverso da quello a cui la maggior parte di noi è abituata e che richiede l’utilizzo dell’innovazione digitale. Quest’ultimo punto, nello specifico, è indispensabile perché è necessario per connettere persone, spazi e oggetti ai processi di business.
L’obiettivo non è solo quello di aumentare la produttività, innovare, coinvolgere persone e gruppi di lavoro, ma anche di bilanciare nel miglior modo possibile qualità della vita e produttività individuale.
Secondo i risultati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano il 58% delle grandi imprese ha già introdotto iniziative concrete.
Emanuele Maldini, Associate Partner di P4I-Partners4Innovation ed esperto di Smart Working ed HR Transformation, ha dichiarato: “Lo Smart Working è un modello organizzativo che interviene nel rapporto tra individuo e azienda. Propone autonomia nelle modalità di lavoro a fronte del raggiungimento dei risultati e presuppone il ripensamento ‘intelligente’ delle modalità con cui si svolgono le attività lavorative anche all’interno degli spazi aziendali, rimuovendo vincoli e modelli inadeguati legati a concetti di postazione fissa, open space e ufficio singolo che mal si sposano con i principi di personalizzazione, flessibilità e virtualità”.
Lo Smart Working, o Lavoro Agile, è una modalità di “esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”.
Vale la pena sottolineare che non si tratta di telelavoro e che per renderlo davvero vincente è necessario un percorso di profondo cambiamento culturale, sia nella ‘mentalità’ del datore che in quella del lavoratore.
Nello Smart Working, l’ufficio diventa ‘aperto’ e lo spazio lavorativo è quello che concede alle persone di dare il meglio di sé, sia a livello produttivo che creativo. Ovviamente, anche i concetti di collaborazione e organizzazione devono essere ben chiari e saldi.
L’importanza dello Smart Working per le aziende è palese in situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo con il Coronavirus. Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, ha dichiarato: “Lo Smart Working non può essere la soluzione per ‘bloccare’ l’epidemia ma, con l’impegno di tutti, può rappresentare una misura per ridurre rischi, attenuare disagi e contenere gli enormi danni economici e sociali che questa emergenza rischia di causare.
I lavoratori, e soprattutto coloro che sono già Smart Workers, devono restituire il credito di fiducia dimostrando autonomia, impegno e senso di responsabilità”. Ad oggi, nelle aree maggiormente colpite dall’epidemia, sono molte le aziende che hanno adottato il Lavoro Agile: A2A, Ibm, Intesa San Paolo, Pirelli, Salini Impregilo, PwC, KPMG, Luxottica, Enel, Eni, Saipem, Snam e Vodafone.