Non è una novità il fatto che ormai il mondo della moda sposi diverse cause a favore dell’ambiente e contro lo sfruttamento.
I primi ad abbracciare le cause ambientali sono stati i grandi marchi, seguiti dalle catene low cost, spesso criticate per la loro politica improntata su quella che viene chiamata fast fashion.
Le cause a cui aderire per il bene del nostro pianeta sono così tante che spesso non sono tutte prese in considerazione da un unico brand. Per questo motivo è importante conoscerle tutte per capire quale per noi è la più importante.
Sostenibile, bio ed equo solidale, scopriamo quindi tre dei termini spesso utilizzati nel mondo della moda e il loro significato.
Imparare a capire se il nostro brand preferito stia sposando cause coerenti con i nostri ideali, è importante se vogliamo davvero impegnarci per il bene dell’ambiente.
Il termine “sostenibile” va ad indicare un’azione o un oggetto fatti e creati impattando il meno possibile sull’ambiente. L’intento è quello di non inquinare il pianeta o di cercare di farlo il meno possibile. Per quanto riguarda il mondo della moda, un capo ecosostenibile deve necessariamente rispettare ambiente (e persone) in ogni fase di lavorazione. Dalla scelta dei tessuti, alla sua realizzazione fino ad arrivare ai trasporti.
I tessuti scelti possono anche non essere naturali. Ma ciò che il brand che sceglie di abbracciare la sostenibilità dell’ambiente deve necessariamente fare è lavorare questi tessuti con tinture non chimiche. Riduzione degli sprechi, e l’impedimento dello sfruttamento dei lavoratori sono altre due condizioni fondamentali da rispettare se un marchio vuole definirsi sostenibile. Da non sottovalutare la qualità dei capi prodotti. Se infatti questi saranno più duraturi, non ci sarà la necessità di comprarne di nuovi, e quindi contribuire agli sprechi.
Una distinzione tra il termine bio e il termine ecologico, è necessaria per evitare confusione. Un capo ecologico è fatto con materiali naturali, riciclabili e riciclati. Sono anche capi realizzati a basso impatto ambientale perché nella loro realizzazione non vengono utilizzati componenti sintetici o sostanze chimiche dannose per l’ambiente e per l’uomo.
Ma allora quali sono le differenze con un capo bio o biologico? In questo caso l’indumento deve rispettare tutti i parametri già descritti, ma in più i materiali utilizzati devono necessariamente provenire da agricoltura biologica. Il marchio che decide di adottare una politica biologica, può anche decidere se aderire alle politiche cruelty free o animal free. Può quindi decidere di non servirsi di materiali di origine animale o che ne implichino lo sfruttamento.
Per esserne sicuri, occorrerà accertarsi che il brand in questione sia in possesso di una certificazione.
Oltre alle cause che sposano il benessere ambientale, alcuni brand scelgono di sposare anche cause che sposano i diritti umani.
È ciò che succede quando i marchi si definiscono equo solidali ed appoggiano quindi associazioni benefiche che a loro volta sono state create per sostenere i paesi in via di sviluppo.
In questo preciso caso si tratta maggiormente di piccole realtà artigianali. Ma molti grandi marchi fanno spesso campagne in cui aderiscono a questa particolare causa.