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Quello che oggi noi consideriamo un capo di abbigliamento “normale” e “abitudinario” (in fattore di stile e tendenze), non lo è stato in realtà per un sacco di tempo.
Basti pensare che la storia del costume da bagno – chiamato inizialmente “abito da bagno” – che di costume, quindi, non aveva poi molto, cominciò con lunghi metri di stoffa da trascinare (letteralmente) in acqua. La comodità, quindi, non era proprio il suo punto forte.
La storia del costume da bagno: ieri e oggi
Dirlo sembra quasi assurdo, ma fu il 1700 il pioniere dell’idea del costume da bagno. Proprio così; fu proprio in quel periodo storico che si cominciò a diffondere la scoperta delle proprietà benefiche dell’acqua marina. L’unico problema? Non esisteva un indumento apposito per usufruirne.
Cominciarono così le vacanze nelle spiagge e in riva al mare ma mancava, a tutti gli effetti, “l’abito” da indossare per tuffarsi in acqua.
Come per moltissime situazioni della vita quotidiana, gli uomini ebbero “la meglio” (se si può definire tale). Essi, infatti, ai tempi entravano in acqua completamente svestiti (le donne non entravano proprio).
Fu solamente agli inizi dell’Ottocento che le donne iniziarono a indossare gli “abiti da bagno”, che altro non erano che vere e proprie sottovesti a maniche lunghe di flanella che però lasciavano scoperte le caviglie: di costume, quindi, c’era ben poco.
La tradizione e il periodo storico volevano questo: le donne non potevano scoprirsi e dovevano attenersi alle regole del costume e del decoro. Più che costumi da bagno, dunque, erano impicci ingombranti e molto pesanti che bagnati diventavano ancora più difficili da portare.
Inutile dire che dopo il primo utilizzo, questi “abiti da bagno” si allargavano all’inverosimile.
La fine dell’Ottocento: forbici alla mano!
La fine dell’Ottocento ha portato un taglio abbastanza netto all’abito da bagno; si cominciarono a tagliare al ginocchio e le maniche delle tuniche superiori iniziavano a lasciare scoperti avambracci e gomiti.
Anche le calze e le scarpette, infine, scomparirono.
Quali colori erano disponibili?
Diciamo che all’epoca non c’era tutta la scelta cromatica che abbiamo oggi; le donne dovevano accontentarsi di colori tinta unita, spesso blu e nero, ma c’era anche chi sceglieva il rosso o la trama molto diffusa delle righe (bianche e rosse o bianche e blu).
Novecento: i costumi da bagno si fanno più aderenti
Se i primi costumi erano ingombranti, pesanti e super larghi, con il Novecento si cominciò a stringere il tutto, per un’aderenza maggiore e una praticità superiore. Fu grazie anche al sarto Paul Poiret che, nei primi anni del Novecento, uomini e donne poterono godere di costumi più aderenti, ma sempre in maglia.
Il caso della nuotatrice Annette Kellerman
Il 1906 fu un anno importante per la rivoluzione dei costumi: infatti la nuotatrice australiana Annette Kellerman fece scalpore, quando a una gara si presentò con un costume intero a tutina che lasciava scoperte le cosce. L’atleta fu arrestata, multata e mandata in Australia: la rivoluzione era cominciata.
Elsa Schiapparelli: la stilista che rivisitò il costume da bagno
Se vogliamo dare un nome alla persona che rivoluzionò il classico costume da bagno intero (il tradizionale Maillot), quel nome è Elsa Schiapparelli.
La stilista italiana, infatti, creò il primo costume con la schiena scoperta che permetteva così a tutte le donne di esporre una porzione maggiore di pelle e di godere, di conseguenza, di un’abbronzatura più intensa.
Dagli anni ’40 in poi: il costume diventa bikini
Con il trascorrere degli anni e delle mode, i costumi da bagno cominciavano a diventare semre più piccoli, fino a quando, nel 1935 Claire McCardell (ideatore dell’American Look), diede un altro grande taglio a questo capo di abbigliamento, creando così il primo due pezzi della storia, padre inconfondibile di quello che oggi banalmente chiamiamo bikini.
Sicuramente ci è voluto tempo e ci sono volute tante rivoluzioni, ma se siamo arrivate oggi a potere indossare bikini di ogni forma e dimensione, è anche grazie ai processi del tempo e alla forza e al coraggio di tante donne e stilisti e stiliste.
La moda è un eterno fluire e dobbiamo ringraziare chi, prima di noi, ha fatto la rivoluzione.