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La t-shirt è il capo d’abbigliamento che tutti abbiamo nell’armadio, non è così? Si tratta della classica maglietta a mezze maniche o lunghe, senza bottoni, che troviamo sia nel vestiario maschile sia in quello femminile.
Ma quali sono le sue origini?
Sembrerebbe che le primissime T-shirts siano comparse a fine ‘800 quando venivano impiegate dagli operai per lavorare. La prima pubblicità della maglietta di cotone si ebbe nel 1904, anno in cui la Cooper Underwear Company promosse questo capo su una rivista, disegnandolo come ‘la canottiera degli scapoli’ in quanto non necessitava di riparazioni o di una particolare stiratura.
Si poteva tirare o appallottolare perché essendo elasticizzata tornava sempre alla sua forma originaria. Divenne fin da subito sinonimo di praticità, tanto che le truppe militari americane decisero di adottarla come canotta intima da mettere sotto la divisa o come maglietta da allenamento. Da qui il nome T-shirt ovvero training shirt.
Negli anni ’50 vediamo come alcune icone del cinema come Marlon Brando o James Dean iniziano ad indossare la Tee nei film diventando dei veri e propri modelli da cui prendere ispirazione.
Anche le magliette serigrafate di Andy Wharol, tappezzate con la faccia di Marilyn Monroe, hanno fatto il giro del mondo. Negli anni ’60-’70 invece nasce, durante il festival di Woodstock, la t-shirt tie-dye ricca di disegni multicolore, rimasta da allora un must.
I grandi attori non possono farne a meno! Ricordiamo sicuramente John Travolta in Grease, Tom Cruise in Top Gun oppure Patrick Swayze in Dirty Dancing. Tutti la portano rigorosamente sotto la giacca di pelle, una coppia che non passerà mai di moda.
Vivienne Westwood porta in alto le t-shirt inventando la versione stampata, allargando così il campo anche alle donne che ne diventano consumatrici. Prende il posto della camicia e viene coordinata a blazers o a gonne rendendo così il look più casual. Le stampe possono essere di tante tipologie; quelle più gettonate sono quelle griffate o dei calciatori famosi.
La maglietta è stata e continua ad essere una bandiera di protesta politica, sociale, culturale.
Può essere paragonata a un foglio bianco su cui chiunque può scrivere quello che pensa. Troviamo stampati messaggi, frasi di speranza o di contestazione contro la guerra, l’omofobia, il femminicidio, la disoccupazione e altri temi sensibili.