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Lo Studio Battaglia è il più rinomato studio di avvocatesse divorziste di Milano.
Tutto al femminile, è gestito dalle tre sorelle Anna Battaglia in Casorati (Barbara Bobulova), Nina Battaglia (Miriam Dalmazio) e Viola Battaglia (Marina Occhionero), sotto l’attenta supervisione della madre e titolare dello studio Marina Di Marco (Lunetta Savino). Anna è giunta però ad un momento decisivo della propria vita: ha deciso di abbandonare lo Studio Battaglia di famiglia per lavorare presso lo studio Zander & Associati, altra importante realtà milanese e rivale dello studio Battaglia.
Qui Anna torna a stringere i contatti con Massimo Munari (Giorgio Marchesi), punta di diamante del nuovo studio e vecchio compagno di studi di Anna, con cui in passato sembrava potesse nascere una relazione importante.
Tra nuove e vecchie complicazioni professionali, ulteriormente acuite dalla coraggiosa scelta di Anna di trasferirsi presso lo studio concorrente, c’è una figura che esce dall’ombra dopo anni di latitanza: Giorgio (Massimo Ghini) padre delle tre donne scomparso nel nulla più di 25 anni sulla scia di un’altra donna.
Ma Giorgio ora sembra cercare un riavvicinamento, e sembra abbia anche la propria versione dei fatti da raccontare… Prodotto da Palomar, Tempesta e Rai Fiction, “Studio Battaglia” ha rappresentato un indiscutibile momento di evoluzione per l’atteggiamento di mamma RAI nei confronti delle fictions. Non più solo preti, dottori o forze dell’ordine: protagoniste della fiction di otto episodi da poco terminata sono quei personaggi che, all’estero, interpretano quello che viene definito legal drama, un prodotto capace di mescolare con sapienza ed attenzione le spinose questioni legali che attanagliano uno studio tanto quelle, altrettanto se non più complicate, che tormentano i suoi protagonisti.
Tratto dal format inglese di successo “The Split”, “Studio Battaglia” rappresenta il suo adattamento al gusto del pubblico italiano. Dramma e ironia, difficoltà e leggerezza, amori realizzati e amori mai davvero sbocciati: qual è davvero il limite tra pubblico e privato? E davvero può esistere un limite? Naturalmente gli otto episodi della prima stagione di “Studio Battaglia” risponderanno solo in parte ai mille dubbi che sono stati seminati.
Seminati bene, considerano che la riposta entusiasta del pubblico ha fatto in modo che la seconda stagione della serie venisse già annuciata e programmata. Nella miriade di dubbi lasciati in sospeso, rimane una certezza adamantina: quella della forza e del coraggio delle donne protagoniste, spesso infliatesi in ingranaggi umani e lavorativi in grado di stritolare ma capaci, con ostinatezza e resilienza, di venire sempre fuori a testa alta. Ferite ma indiscutibilmente vive, in senso assolutamente lato.
Una serie che, in qualche modo, rappresenta un momento importante per le fiction RAI anche da un’altra prospettiva: con “Studio Battaglia” finalmente la serialità nazionale sembra aver fatto un certo qual salto di qualità, sia a livello di scrittura che di fluidità di narrazione. Tutto fila liscio, e, pur nel complesso intrico di trame e sottotrame, non si ha mai l’impressione che la storia venga forzata in un senso o nell’altro, giusto per proseguire.
Il pubblico l’ha capito e la puntata conclusiva della prima stagione ha ottenuto un ottimo 20 % di share. Nonostante la prima stagione sia già conclusa, nessuno si disperi: tutte e otto le puntate sono disponibili sul portale ufficiale RaiPlay.