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Nonostante fosse già morte e non potesse quindi godersi la vittoria, Sylvia Plath è stata la prima poetessa donna a vincere il Premio Pulitzer.
Simile, il suo, al destino di molte altre artiste come Emily Dickinson o la fotografa Vivian Maier, apprezzate ancora di più al termine della vita.
Sylvia Plath (Boston, 27 ottobre 1932 – Londra, 11 febbraio 1963) è stata una poetessa e scrittrice statunitense. Cresce con i genitori Aurelia e Otto, entrambi di origine tedesca, arrivati negli Stati Uniti per una vita migliore. La giovane dimostra la sua propensione letteraria già in età infantile producendo la sua prima poesia a soli otto anni.
Nel 1940 al padre viene diagnosticato un diabete mellito troppo tardi e questo lo porta ad una morte precoce. Questo evento segna profondamente la bambina che avrà un ricordo lucido per tutta la sua esistenza.
Infatti, nonostante continui a dedicarsi alla poesia collaborando con alcune riviste, vive l’intera esistenza soffrendo di depressione e tentando il suo primo suicidio a soli 21 anni.
Racconta questa sua richiesta d’aiuta nel suo libro autobiografico dal nome “La campana di vetro”. L’evento viene però subito considerato per la sua gravità e infatti viene ricoverata nel McLean Hospital, un ospedale psichiatrico.
Qui inizia ad essere seguita da quella che sarà il suo medico per il resto della vita che l’aiuta a concludere la laurea lasciata a metà. Sembra ormai essersi rimessa in piedi quando ottiene una borsa di studio per studiare a Cambridge.
Nel campus conosce il poeta Ted Hughes con cui intraprende una burrascosa storia d’amore. I due si sposano e organizzano una luna di miele per festeggiare la celebrazione del loro amore. Tornati in università trascorrono del tempo separati per poi andare a vivere insieme negli Stati Uniti. Qui la Plath inizia a lavorare come insegnante per poi optare per un part-time meno impegnativo.
Oltre alla storia d’amore, nei suoi diari racconta di aver partecipato a dei seminari di “creative writing” che l’aiutano e trovare un nuovo stile per la sua produzione. Conosce anche numerosi artisti e questo ambiente si dimostra estremamente fertile e le permette di pubblicare la sua prima vera raccolta: “Il colosso”.
Sylvia rimane incinta e decide insieme al marito di tornare in Inghilterra dopo la nascita del primo figlio e qui subisce un aborto spontaneo del secondo. A provocarlo in realtà è stato il marito violento nonchè traditore che porta i due a separarsi alla fine del 1962. Nello stesso anno nasce il secondo figlio che porta con sè a Londra insieme anche alla più grande. I tre riniziano una vita tutti insieme e il periodo sembra essere favorevole, ma la depressione torna e porta con sè la morte.