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Se c’è una cosa che tendenzialmente accomuna le storie dei serial killer è l’infanzia difficile. Charles Manson per esempio è cresciuto senza una vera figura materna, così come Ted Bundy si è trovato a gestire una serie di menzogne raccontate dalla famiglia che lo hanno poi portato ad avere questo odio per le donne, vittime dei suoi omicidi.
Chi era Ted Bundy
Theodore Robert Bundy, detto Ted (Burlington, 24 novembre 1946 – Starke, 24 gennaio 1989) è stato un serial killer statunitense. Cresce con la madre rimasta incinta e sola in giovane età, e i nonni che fingono di essere i genitori del bambino per via di numerose voci che potevano generare scandalo.
Bundy cresce con il risentimento nei confronti della madre e con grande affetto nei confronti dei nonni. Del nonno, Samuel Cowell, si rileva dalle dichiarazioni che questo è un tiranno bigotto, razzista e antisemita violento nei confronti della famiglia e dei gatti di quartiere. Mentre la nonna è descritta come timida, obbediente ma soprattutto depressa.
Questo è il background in cui Ted inizia a mostrare i primi comportamenti inquietanti manifestati già all’età di tre anni quando una notte si presenta davanti al letto della madre fissandola con un coltello in mano e sorridendo. La madre riesce a liberarsi dal nucleo familiare trasferendosi a Filadelfia dove conosce Johnny Bundy, che diventerà suo marito nonché padre adottivo di Ted.
L’adolescenza, i traumi e la depressione
Esce da un’infanzia devastante come adolescente aggressivo e frustrato, un vero e proprio bullo. Riesce però a farsi affascinare dallo studio e dalla politica isolandosi così dai suoi coetanei. Riesce nel 1967 a conoscere una ragazza che però terminato il college lo lascia creando in lui uno shock molto forte.
In questo periodo scopre anche la verità sulle sue origini creando in lui uno stato di precarietà che muta in una forma di depressione che si placa solo con una nuova iscrizione all’università. Si iscrive al Partito Repubblicano e inizia una relazione con la giovane Elizabeth Kloepfer, una donna divorziata. In questo periodo incontra anche Ann Rule con cui vive una vita parallela e diametralmente opposta alla sua che lei racconterà nel libro “Un estraneo al mio fianco”.
I primi crimini e i numerosi omicidi
Il 4 gennaio 1974 compie il primo tentato omicidio picchiando con una spranga di ferro la giovane Joni Lenz di soli 18 anni. Questa riesce in realtà a salvarsi, quando i coinquilini la trovano e la accompagnano in ospedale, ma è solo una delle poche a riuscirci. Un mese dopo scompare Lynda Ann Healy e come lei altre 5 ragazze nella stessa zona, trovate e a distanza di mesi nel lago Sammamish divise in diversi pezzi. Durante le indagini però un uomo testimonia su uno degli accaduti raccontando di questo Ted con il braccio ingessato che chiedendo aiuto adescava le ragazze nella barca. Si ricrea quindi un identikit che fa il giro dei giornali, ma Bundy scappa nello Utah.
Diversi mesi dopo tornano a sparire diverse ragazze trovate poi picchiate e sodomizzate. In questo nuovo turno di violenze però Carol DaRonch, una vittima, riesce a scappare e denunciare l’atto alla polizia locale. Alla storia raccontata, in cui questa volta Bundy adescava le ragazze fingendosi un poliziotto, aderisce Realynn Shpard, un’altra testimone.
Ted è costretto a cambiare nuovamente stato scegliendo il Colorado per far scomparire le successive 4 vittime. Qui però con grande fortuna degli investigatori un poliziotto incontra l’auto di Bundy con tutte le armi per ferire le ragazze e viene messo in custodia. Inizia un processo per cui decide di difendersi da solo, avendo quindi accesso alla biblioteca tribunale per potersi informare. Ovviamente il suo è un piano per saltare fuori dalla finestra e scappare.
La fuga e l’arresto definitivo del serial killer
Viene catturato sei giorni dopo, ma sembra che il criminale trovi sempre un modo per fuggire. Evade dalla cella e riesce a scappare in Florida dove entrando nel gruppo studentesco Chi-Omega uccide due ragazze e ne ferisce altre due. La serie di violenze continua anche per la nuova città in cui si sistema finché un agente lo ferma al confine con l’Alabama e lo arresta, questa volta definitivamente.
Tra il 1979 e il 1980 inizia un processo seguito con grande attenzione dai mass-media in tutto il globo. La pena assegnata dallo stato del Florida e di condanna a morte. La corte lo ritiene colpevole di 3 omicidi, ma in seguito lui ne confessa altri 23 riuscendo per assurdo a rimandare la pena capitale per ben tre volte. Nonostante le doti persuasive non riesce a evitare l’esecuzione così viene giustiziato il 24 gennaio 1989.
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