Argomenti trattati
Quella che si presenta come una pratica antica e disumana è ancora in alcuni stati del mondo la normalità. Il test dello stupro o, della verginità, è un modo per provare la purezza della donna o una violenza sessuale, test senza alcuna base scientifica e fonte di imbarazzo se non di traumi per chi lo subisce. Tante le associazioni che vi si schierano contro, tra cui la Women for Human Rights.
Test dello stupro in India: cos’è
Questi test sono un modo per determinare se le donne che dichiarano di aver subito violenza abbiano ragione o meno. La pratica è utlizzata anche come prova in tribunale nonostante non abbia basi scientifiche e come unico scopo abbia mettere in dubbio l’accusa di stupro. Il risultato è che le condanne per violenza sessuale sono pochissime in questa parte del mondo, in alcuni paesi meno del 3%. Ma come avviene? Il test, detto anche delle due dita, prevede in sostanza che un medico entri con due dita nella vagina della donna e cerchi di determinare se l’imene sia o meno rotto testando anche il rilassamento della vagina. Nel caso in cui l’imene sia intatto l’accusa di stupro decade, nonostante una violenza possa avvenire anche senza la rottura.
Test dello stupro India e non solo
Test di questo tipo sono ancora usati in Paesi come India, Nepal, Sri Lanka, Bhutan e Maldives che, in questo modo, ricostruiscono la storia sessuale di una donna. Lo stupro in questi Paesi è visto come un’offesa alla castità e all’onore, servono anni per il processo, spesso giudici e forze dell’ordine sono corrotti e succede che i poliziotti rifiutino le denunce e non facciano indagini. Tra le altre complicazioni c’è il fatto che i tribunali richiedono il test dello stupro per la sentenza giudiziaria. Pratica traumatica e lesiva, tant’è che il Pakistan l’ha dichiarato fuori legge a gennaio di quest’anno perché secondo il giudice è una “pratica invasiva e che viola il corpo delle donne”. In teoria anche l’India ne ha vietato l’uso dal 2013 ma questa decisione della Corte Suprema non viene di fatto rispettata.
Test dello stupro in India: i dati delle violenze
L’esame in questione è secondo alcuni un modo per dare la possibilità alle autorità di mettere in dubbio la purezza di una donna dimostrando arbitrariamente che la vittima abbia avuto una condotta immorale. Questo è sostenuto anche da Sumeera Shrestha, direttore esecutivo dell’organizzazione nepalese Women for Human Rights, che, in merito al test dello stupro, ha dichiarato: “È umiliante e disumano. Non si tratta solo di stupro, ma è un test che si permette di mettere alla prova la verginità delle donne”.
Usare questo test come prova di una violenza è limitante e umiliante per la vittima ma è anche simbolo di una cultura che non presta minimamente attenzione a questo problema. In alcuni paesi non tutte le violenze sono condannabili: in Bangladesh, per esempio, si considera stupro solo l’atto di penetrazione peno-vaginale e, in altri paesi, la legge non considera nemmeno quelle situazioni in cui la vittima si trova in uno stato di impossibilità nel fornire consenso. I dati dell’ultimo anni confermano la gravità del fenomeno: secondo Bangladesh Police nel paese si sono registrati, nel 2019, 6321 casi di violenza, secondo il National Crime Records Bureau, in India, le vittime sarebbero 31,033, secondo Nepal Police, nel paese si sono registrate 2144 violenze e 1779 in Sri Lanka secondo Sri Lanka Police. Il test vaginale non fa che aggravare il trauma subito e perpetrare nel tempo una cultura dello stupro che vede la vittima come corresponsabile della violenza.
Leggi anche: White fragility, la difficoltà dei bianchi nell’affrontare il razzismo