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Il turismo sessuale femminile può risultare agli occhi del pubblico come qualcosa di nuovo e di rivoluzionario.
Quando si parla di questo argomento, la prima immagine che viene in mente sono i viaggi per soli uomini in Cambogia o in altre nazioni del Sud-est asiatico in cui i più “affamati” sono alla ricerca della propria anima gemella….fosse solo per una notte.
Il cosiddetto “romance tourism” non è più però un affare per soli uomini: sin dagli anni Ottanta alcune agenzie di viaggio organizzano tour appositi per sole donne.
Il fenomeno è sempre più in crescita, anche grazie a viaggi low cost per le mete dove questa pratica è più diffusa. Le cifre affermano che oltre 600 mila donne, tra cui un numero stimato tra 30 e 50 mila italiane, ogni anno partono per questi viaggi. Queste ricche donne occidentali di norma hanno tra i 45 e i 65 anni partecipano alle vacanze perché sperano di trovare rimedio alla propria vita annoiata attraverso un’avventura romantica o sessuale.
Vediamo insieme quali sono le mete dove il turismo sessuale femminile è più diffuso, gli studi che sono stati svolti al riguardo e quale opinione hanno gli uomini coinvolti.
Vi sono diverse destinazioni in tutto il mondo dove il turismo sessuale femminile è particolarmente sviluppato: di norma queste nazioni appartengono al Terzo Mondo o sono ex-colonie. Nella lista delle destinazioni principali, si parte da Paesi africani sono il Kenya, Capoverde, Tanzania, Gambia e Senegal, ma sono incluse anche isole caraibiche e centroamericane, in particolare Giamaica, Barbados, Repubblica Dominicana, Cuba e Santo Domingo.
Troviamo nella lista delle mete più popolari anche i Paesi del Sudest asiatico, già toccati dal turismo sessuale maschile, come le Filippine e la Thailandia.
Sorprendentemente, il turismo sessuale femminile ha degli sviluppi anche in Europa. Secondo l’Organizzazione mondiale del Turismo la destinazione maggiore è l’Europa meridionale, principalmente i Paesi dell’ex Jugoslavia, Turchia, e Spagna, che vengono apprezzati in particolar modo dalle donne russe e dell’Est europeo, le prime clienti di questo tipo di turismo.
Sono stati svolti diversi studi sociologici sul turismo sessuale femminile. Uno di questi divideva in quattro categorie le donne che vi partecipano, mentre un altro svolto dalla studiosa americana Deborah Pruitt e dalla lituana Suzanne LaFont affermava che per molte donne i legami stretti in questi viaggi non sono solo sessuali, ma vere e proprie relazioni. Molte di queste ricche e bianche donne sono infatti convinte di vivere avventure che vanno ben oltre il sesso.
Alcune di loro vivono nella certezza di essere autenticamente corteggiate e amate.
Si mantiene sulla stessa linea l’indagine delle sociologhe inglesi Jacqueline Sanchez Taylor e Julia O’Connell Davidson, che si è concentrata sul turismo sessuale femminile in Giamaica. Le studiose hanno intervistato 240 donne in vacanza: un terzo di loro ha ammesso di aver avuto una relazione con ragazzi locali, ma ha negato di aver pagato dei prostituti. Nonostante ciò, il 60% di quelle 80 donne riconosceva gli elementi di natura economica, come ricchi regali, soggiorni in hotel lussuosi e cene, avevano una forte influenza sulla relazione.
Gli uomini locali che entrano a far parte di questo giro sono ben consapevoli del potenziale che la loro esoticità rappresenta. In un’intervista canadese diversi ragazzi della Repubblica Dominicana hanno dichiarato di sfruttare questo fattore per rendersi più appetibili agli occhi delle loro facoltose clienti.
Bisogna considerare che per questi ragazzi l’avere una relazione con queste donne significa poter sfuggire, almeno per qualche tempo, alla morsa di povertà e miseria nella quale vivono.
In alcuni paesi il fenomeno è così diffuso e socialmente accettato che sono gli uomini stessi che approcciano le turiste occidentali, giovani o anziane che siano. In alcuni casi questi incontri sfociano in relazioni, ma comunque all’inizio gli uomini vengono sempre pagati in modo più o meno discreto.