Tratto da un racconto di Doris Lessing, un film su un quadrato sentimentale molto particolare
Two Mothers, l’ultima pellicola di Anne Fontaine (Coco avant Chanel, Nathalie, Il mio migliore incubo) è probabilmente una di quelle opere che in altri tempi avrebbero provocato discussioni a non finire – non interessa sapere se moralistiche o sinceramente interessate alla comprensione.
Ai nostri giorni invece è facile che la descrizione di un intreccio amoroso semi-incestuoso possa lasciare indifferenti, abituati come siamo a ben altre “perversioni”, sopratutto in ambito cinematografico.
La regista però si augura proprio che ciò non avvenga, dato che il trattamento riservato al racconto originale del premio Nobel Doris Lessing ha avuto come scopo quello di “lasciare alla storia tutte le sue chance, compresa quella di irritare le persone suscettibili su questi argomenti. Il soggetto di Two Mothers non nasce per rassicurare“.
Non è certo un prurito, dunque, ad aver convinto la Fontaine a chiedere a due veterane come Naomi Watts e Robin Wright di recitare in un film forse a rischio, ma molto soddisfacente dal punto di vista del potenziale drammatico.
Le due attrici infatti impersonano Lil e Roz, due donne cresciute da sempre insieme in una perfetta simbiosi. Un legame molto stretto, che hanno trasmesso anche ai loro rispettivi figli, Ian (Xavier Samuel) Tom (James Frecheville). Lil è rimasta vedova poco dopo il parto, mentre il marito di Roz è spesso via per lavoro, così le due vivono praticamente come una grande famiglia.
Il loro rapporto però inizia a cambiare e a prendere una sterzata inusuale quando tra i quattro si instaura un quadrato sentimentale: il figlio dell’una si innamora della madre dell’altra e viceversa, ricambiati. Nel corso degli anni vedremo i cambiamenti di questa inusuale sistemazione famigliare, reso difficile dalla notevole differenza d’età tra i membri delle coppie e dall’attrazione reciproca tra genitori e prole.