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La guerra a Kiev prosegue senza sosta dal suo scoppio definitivo avvenuto il 24 febbraio 2022, ma l’Ucraina non si arrende e mentre difende strenuamente e con tutte le forze la propria terra cerca anche di proteggere i propri bambini, tutti, anche quelli che ancora non sono nati.
Nei bunker infatti, a cercare riparo dai bombardamenti, ci sono anche tantissime madri surrogate, ovvero quelle donne che a pagamento ma in alcuni casi anche per realizzare il sogno di una persona a loro cara, portano avanti le gravidanze per le coppie che non possono avere figli. Si tratta di una pratica illegale in Italia, che non ha ancora esaminato la proposta di legge depositata ormai nel 2016, ma che in Ucraina vede invece l’impiego di una clinica specializzata tra le più grandi del paese, la “Biotex”.
Se quindi in superficie c’è chi combatte per difendersi e chi invece combatte per usurpare, sotto i loro piedi c’è chi fa di tutto per proteggere ciò che di più prezioso esiste al mondo: la vita, e in modo particolare quella di bambini innocenti.
Tra Ucraina e Russia, lo sappiamo, il clima non è mai stato dei più distesi e nell’ultimo periodo prima di quella che è poi stata la rottura definitiva, tra i due popoli confinanti si erano formate nuove irreparabili crepe. Per questo le mamme ucraine e le scuole si erano già attivate per mettere al riparo i minori e a fare lo stesso sono stati anche alcuni ospedali.
Anche Konstantin Nekrasenko, responsabile della clinica dedicata alla maternità surrogata, aveva già pensato ad uno spazio alternativo in cui permettere alle ragazze e alle coppie ucraine di continuare la gestazione: un rifugio antiatomico costruito in precedenza per proteggere i bambini in caso di guerra e dotato di tutto ciò di cui c’è bisogno per cercare di sopravvivere in casi come questo. Ad oggi, possiamo dirlo, mai nessuna decisione fu più previdente.
Così come terribilmente premonitore suona lo slogan della clinica stessa: “make babies, not war”.
Ma la vita non si ferma, non lo fa neanche davanti ad una guerra.
La vita va avanti e proprio come la primavera, sa quando è il suo momento di “fiorire”, nonostante tutto. Secondo quanto reso noto dal ministero della Salute di Kiev infatti alcuni bambini sono venuti alla luce nei rifugi antiaerei già pochissimi giorni dopo l’invasione russa.
Anche tra i rifugiati c’è stata una nascita. Nell’ospedale della cittadina di Rho, in provincia di Milano infatti, tra la notte del 28 e il 29 febbraio è nata la bambina di una giovane donna scappata da Ternopil, dove viveva insieme al compagno, chiamato alle armi come tutti gli uomini ucraini dai 18 ai 60 anni, e alla primogenita di 8 anni.
La donna era già verso il termine della gravidanza quando ha affrontato l’estenuante viaggio che dall’Ucraina l’ha portata a raggiungere la Lombardia, dove già viveva parte della sua famiglia d’origine.