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Anche la psicologia sembra confermare uno stereotipo già affermato a livello sociale: le donne sono più gentili e generose degli uomini.
Si è infatti recentemente svolto uno studio in Svizzera che ha inquadrato l’altruismo e la generosità come comportamenti tipici del genere femminile. Per quanto i dati scientifici dell’indagine non possano essere contestati, bisogna comunque chiedersi se la ragione di questa propensione delle donne alla gentilezza abbia esclusivamente un’origine biologica o anche l’educazione, fortemente polarizzata dal punto di vista del genere, contribuisca. Scopriamo insieme i risultati dello studio.
L’indagine è stata svolta dai professori di psicologia dell’Università di Zurigo Philippe Tobler e Alexander Soutschek, che ha concluso che le differenze neurobiologiche tra uomini e donne sarebbero alla base dei comportamenti altruistici. Lo studio ha infatti rilevato che il livello di dopamina, vale a dire il neurotrasmettitore legato alle sensazioni di benessere che seguono il compimento di un atto di generosità e che rende più propensi a ripetere tali gesti, è lievemente maggiore nelle donne che negli uomini.
In sintesi, le donne hanno una risposta neurochimica più gratificante rispetto agli uomini.
Il lavoro è stato pubblicato sulla nota rivista di psicologia “Nature Human Behavior” ed è composto da due esperimenti, che però hanno dato risultati contrastanti. I volontari sono stati divisi in due gruppi: uno formato da persone che hanno assunto una sostanza che blocca la dopamina, mentre ai membri dell’altro è stato dato un medicinale placebo; in seguito il trattamento è stato invertito.
Nella prima parte dell’esperimento i volontari sono stati posti di fronte alla scelta di condividere con altri o di tenere per sé una data somma in denaro. Nella prova le donne che non avevano assunto un farmaco inibente si sono rivelate più generose degli uomini: il 51% dei volontari di sesso femminile ha scelto di donare i soldi, contro il 40% degli uomini. Tuttavia le donne che avevano assunto farmaci che contrastavano la dopamina si sono rivelate meno disponibili a condividere la somma di denaro rispetto agli uomini.
Durante la seconda prova è stato possibile osservare in diretta, attraverso tecniche di neuroimaging, l’attività cerebrale dei volontari al momento della decisione di donare. In questo modo si è potuto scoprire che l’area del cervello responsabile della ricompensa si attiva di più nei cervelli delle donne. Nei cervelli femminili la quantità di dopamina è leggermente maggiore.
Secondo questa analisi di psicologia, le donne sarebbero biologicamente più predisposte a donare e ad essere altruiste.
Bisogna comunque sempre tenere in conto che questo verdetto non può essere definitivo: le differenze rilevate in questi studi non sono tali da poter permettere di attribuire la generosità al solo genere femminile. Inoltre, non dimentichiamo che quasi la metà delle donne appartenenti al campione di studio si è comunque rifiutata di donare la cifra in denaro.
I ricercatori stessi ammettono inoltre che è impossibile stabilire con certezza se la generosità dipende esclusivamente da differenze biologiche oppure è dell’educazione polarizzata di genere: è impossibile negare che a bambini e bambine vengono impartiti concetti molto differenti.
di diverse aspettative sui generi.
Fin da piccole le bambine sono maggiormente premiate per i comportamenti empatici rispetto ai coetanei maschi: i genitori, la scuola e i media le esortano a essere generose e disponibili in ogni circostanza. Basta pensare a cartoni animati come Biancaneve e Cenerentola, dove il messaggio che viene veicolato è che basta essere buone e gentili per riuscire nella vita.
L’assunzione di questo modello comportamentale insegnerebbe ai sistemi cerebrali femminili ad aspettarsi una gratificazione per i comportamenti altruistici.
In conclusione, le donne risultano essere più empatiche, disponibili, attente e disposte a condividere rispetto agli uomini. Sono anche migliori nel muoversi nel mondo delle emozioni.
Per quanto la gentilezza sia sempre un buon requisito per vivere in una società civile, non è certo positivo in generale o giusto nei confronti del sesso femminile che alle bambine venga insegnato ad essere gentili, ma non coraggiose, intelligenti, forti e spregiudicate nella stessa misura in cui i maschi vengono incoraggiati ad esserlo.
Polarizzare e rendere stereotipata in modo tale l’educazione dei bambini e delle bambine non è mai un fattore positivo, ma è anzi pericoloso: non tutto si riduce uno scontro azzurro contro rosa, Marte contro Venere. E’ giusto tenere conto delle differenze, ma non in modo così marcato: è questo modo di pensare che genera discriminazioni e fenomeni sociali disumani. I cervelli di maschi e femmine non sono diversi a livello biologico: la scienza e la psicologia lo confermano.