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Mentre in Italia si assiste a una nuova risalita dei contagi, con diversi focolai attivi, Cts e Aifa hanno approvato il richiamo con mRna dopo 6 mesi dalla somministrazione del vaccino Johnson&Johnson.
Nella giornata di mercoledì 3 novembre 2021, Aifa e Cts hanno dato il via libera alla dose “booster” con un vaccino a mRna, la quale potrà essere somministrata a chi ha ricevuto il monodose di Johnson&Johnson a partire dai 6 mesi successivi alla vaccinazione.
Sono quasi un milione e mezzo gli italiani vaccinati con J&J.
Il richiamo potrà essere effettuato con il vaccino Pfizer o con Moderna.
Dalle ricerche condotte finora sull’efficacia del monodose Johnson&Johnson, è emerso che il vaccino protegge dalle forme gravi di Covid-19 fino a 6 mesi dalla sua somministrazione. Secondo i dati scientifici finora disponibili, la sua efficacia nel prevenire le forme gravi della malattia e le ospedalizzazioni resterebbe stabile nell’arco di 6 mesi.
Con il passare del tempo, inoltre, è stato riscontrato un lento declino dell’efficacia vaccinale verso le forme più leggere (sia lievi sia moderate) della malattia.
Alla vigilia della decisione presa dal Comitato tecnico scientifico e dall’Aifa, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa aveva anticipato: “Sulla nuova dose di vaccino anti-Covid per coloro che hanno ricevuto il monodose Johnson&Johnson, l’intendimento è di indicare a tutti la somministrazione eterologa, ossia con vaccino a mRna, passati i 6 mesi dall’inoculazione o per chi vuole anche prima”.
Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Luca Richeldi, direttore dell’Unità di Pneumologia del Policlinico Gemelli Irccs di Roma. Intervenuto ad Agorà, programma in onda su Rai3, ha sottolineato: “Il via libera alla seconda dose per chi ha fatto il vaccino Johnson & Johnson avrà la funzione di un booster. In prospettiva, la dose di richiamo per tutta la popolazione sarà una misura necessaria e utile per avere un’ulteriore protezione del rischio, come vediamo in Israele”.