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Il vaiolo delle scimmie si sta trasformando in una preoccupazione tangibile.
I primi casi diagnosticati risalgono a maggio, quando nel Regno Unito gli esperti non si aspettavano si arrivasse alla situazione attuale. L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha infatti dichiarato emergenza sanitaria internazionale, con circa 16mila infezioni registrate. Non sono ancora chiare le dinamiche della diffusione originaria, ma le prime misure per prevenire i contagi in vacanza iniziano ad essere divulgate.
Essere a conoscenza dei sintomi del vaiolo delle scimmie è fondamentale per riuscire ad individuare un eventuale contagio.
Tra i sintomi più comuni, confermati dall’OMS stessa, si includono: febbre, mal di testa, dolori muscolari, poca energia, ingrossamento dei linfonodi e mal di schiena. Si tratta quindi di una sintomatologia che non differisce, di molto, dai più noti disturbi influenzali e virali. A fare la differenza, è la caratteristica eruzione cutanea pustolare che compare a seguito delle manifestazioni sopracitate. La durata, di solito, è di 2 o 3 settimane.
Le lesioni che ne derivano non sono molto diverse dal vaiolo umano, il quale era molto più fatale e aggressivo, e attraversano svariate fasi evolutive: prima macule, poi papule, vescicole, pustole e infine croste.
L’eruzione cutanea in questione può diffondersi sul viso, sulle mani, sulla gola e sulle zone genitali e rettali.
Per quanto riguarda il periodo di incubazione, si parla di 2 o 3 settimane. Coloro i quali sospettano di aver contratto il vaiolo delle scimmie dovrebbero, per prima cosa, isolarsi. A seguire, si consiglia di lavare con maggiore frequenza le mani e di contattare l’assistenza sanitaria per tutti i dettagli relativi.
In ogni caso, a circolare è il ceppo meno aggressivo.
La mortalità è stimata all’1% circa.
Per prima cosa, L’OMS suggerisce di limitare i contatti con persone che hanno potenzialmente contratto il virus. Un modus operandi a cui il Covid ci ha già abituato in questi anni. Inoltre, sarebbe opportuno disinfettare gli ambienti che potrebbero essere stati contaminati.
I positivi che vivono con altre persone sotto lo stesso tetto dovrebbero isolarsi in una stanza e fare attenzione ogni qualvolta utilizzano i sanitari.
Inoltre, dovranno evitare di grattarsi la pelle che, invece, dovrà essere lasciata scoperta e asciutta.
Si sconsiglia l’utilizzo di scopa e aspirapolvere, per evitare che le particelle infette possano spostarsi e favorire il contagio.
Tra i prodotti migliori da utilizzare, nel caso in cui le lesioni dovessero essere proliferate in bocca, si evince l’acqua salata. Per il corpo è raccomandato il bicarbonato di sodio con acqua sterilizzata.
Le donne in gravidanza positive sarebbero più protette qualora optassero per il parto cesareo: la scelta migliore per prevenire eventuali contagi ai danni del neonato.
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