Vatican Girl: la storia vera

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Emanuela Orlandi è un nome tristemente noto al pubblico italiano: la giovane è stata infatti al centro di uno dei fatti di cronaca più misteriosi degli ultimi decenni, che ha attirato attenzione e sconcerto a livello globale (al punto che Netflix è intervenuta quest’anno con la docu-serie Vatican Girl, riproponendo una ricostruzione della storia).

Vatican Girl: la ricostruzione di cosa è successo a Emanuela Orlandi

Quando parliamo dell’evento, ci collochiamo a Roma, nel 1983. Per la precisione il tutto è accaduto mercoledì 22 giugno di quell’anno, sul far dell’estate romana. Sono anni di tensione politica e le elezioni sono dietro l’angolo: nella Capitale, dunque, c’è un certo fermento. Ben lontana da tutto questo e dalla disoccupazione e inflazione che sta dilaniando il paese, Emanuela Orlandi ha quindici anni e mezzo e vive spensieratamente la sua età.

Ha un aspetto comune, da adolescente ancora in crescita, con i capelli arruffatti e una certa ingenuità.

Il buon cuore le costa caro, quel giorno. Emanuela Orlandi, nella ricostruzione dei fatti, aveva passato quel mmercoledì pomeriggio a lezione di musica alla scuola della chiesa di Sant’Apollinare. Ha un talento per la musica, un po’ meno per gli studi scientifici: al liceo è appena stata rimandata in due materie. Cose che capitano, a quell’età.

Quel giorno la giovane lascia la scuola alle 18.45, un po’ prima del solito. Lì, l’ultima chiamata alla madre: Emanuela chiede il permesso di svolgere un lavoro che le è stato appena proposto. Qualcosa comincia a non quadrare, così come le dice sua sorella Federica che ha risposto alla chiamata al posto della mamma.

“Sarà una fregatura”, dice alla sorella per metterla il guardia, eppure Emanuela Orlandi non desiste.

Le è stata infatti promessa una cifra da capogiro (350.000 lire), per proporre in vendita prodotti cosmetici del marchio Avon alla sfilata di moda delle sorelle Fontana. Quasi un sogno! Come può dire di no? E infatti non lo fa.

Emanuela Orlandi: la dinamica della scomparsa

Stando alla reale ricostruzione dei fatti, moltissimi testimoni hanno visto Emanuela Orlandi fino alle ore 19 del 22 giugno 1983. Dopo quell’orario specifico, la ragazza sembra essersi dissolta nel nulla.

Tra questi testimoni ci sono alcuni compagni della scuola di musica, che vedono Emanuela in attesa alla fermata dell’autobus 70 insieme ad un’altra giovane. Tutti e quattro gli studenti hanno segnalato una certa impazienza nella Orlandi, che viene vista poi in compagnia di un uomo biondo. Quest’ultimo, stando ai testimoni, le avrebbe mostrato un campionario di prodotti, conducendola poi al suo veicolo, una BMW ferma in divieto di sosta.

L’ultima cosa che si sa per certo è che Emanuela Orlandi ha detto ai suoi compagni di dover rivedere l’uomo alle 19 di quella sera. Pare, stando alle ricostruzioni, che durante l’appuntamento Emanuela sia salita sulla BMW, convinta dall’uomo che l’avrebbe portata da sua sorella: questo, chiaramente, non è mai accaduto e la sorella, interrogata, ha confermato di non aver mai avuto idea dell’appuntamento. Dopo che la giovane non torna a casa quella notte, i genitori si allarmano e ne denunciano la scomparsa.

Il motivo di ansia maggiore è dato da un fatto: Emanuela è cittadina del Vaticano. Suo padre Ercole Orlandi è infatti dipendente vaticano e subito il mistero si infittisce. Ercole, di fronte alla scomparsa della figlia, non esita un secondo: fornisce all’autorità una lista di nomi sospetti, tra cui svariate guardie svizzere.

E da lì, il caso sembra destinato a restare irrisolto. Come indagare sui membri del Vaticano? Come far luce su un giallo che chiama in causa alti prelati, servizi segreti e terrorismo internazionale? perché questi sono gli elementi emersi, in una gran confusione di accuse dentro e fuori il Vaticano.

A infittire il caso c’è la scomparsa antecedente di un’altra ragazza: Mirella Gregori, sparita il 7 maggio 1983 e vista in compagnia sempre di un uomo che la madre della Gregori avrebbe identificato come membro della scorta del Papa. Ma dopo tante indagini e tante false piste, contaminate anche dallo sciacallaggio mediatico, la verità non è ancora emersa… i fatti reali su cui abbiamo certezza sono quelli riportati nell’articolo, ma su quanto accaduto dopo nessuno sa – o nessuno vuol parlare.