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A Viareggio, un anziano rinnova la patente a 102 anni compiuti. Si tratta di un record di tutto rispetto. Lui è Mario Bonetti, un signore che non si dà per vinto. Riuscire a quantificare i chilometri che l’uomo ha percorso negli anni sarebbe un’impresa eroica, considerato che prese la patente quando in Italia vigeva ancora la monarchia.
Viareggio, anziano rinnova la patente a 102 anni: la storia
Mario Bonetti, l’anziano che rinnova la patente a 102 anni, incontra l’ammirazione di chi viene a conoscenza del suo traguardo. Dopo aver spento le candeline lo scorso 6 maggio, l’uomo ha voluto palesare la sua intenzione di rinnovare ancora una volta la sua patente. A favorire questo desiderio, che di fatto non è stato il delirio di un vecchio signore, è la perfetta salute in cui si trova. Mario, lucido e sicuro di ciò che vuole, non ha trovato nessuna resistenza tale da intimargli di smettere di guidare. Non vuole lasciare, ancora, la sua Fiat Panda parcheggiata; non è giunto affatto il momento.
L’anziano signore è già noto a Viareggio per essere il fratello di Uberto, l’artista di Burlamacco, e cognato del celebre carrista del Carnevale: Giovanni “Menghino”.
Viareggio, anziano rinnova la patente a 102 anni: le testimonianze
A prendere la parola è la figlia di Uberto, nipote di Mario: “Zio è davvero una forza della natura. Gode di buona salute e di una vista che si difende ancora bene. In più, è curioso, intelligente e dispone di un ottimo udito!”. Quando l’anziano signore si è presentato alla visita annuale per il rinnovo, non aveva alcun timore, il timbro è stata una conseguenza naturale. La nipote Adriana, nel suo racconto, dice che l’esaminatore gli ha solo suggerito di prestare comunque sempre la massima prudenza e attenzione. Ma lo zio è già ineccepibile a riguardo.
Mario, ex geometra, fa ogni giorno un percorso che ormai conosce fin troppo bene: da casa agli hangar del carnevale. “Inoltre – continua Adriana – è solito fare i suoi giretti senza allontanarsi troppo. Ha la lucidità sufficiente per capire che deve avere la giusta indipendenza, senza esagerare”.