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Nell’ultima puntata di Vieni da me, l’ex calciatore Giovanni Galli si è raccontato un po’ a Caterina Balivo. Inevitabilmente, il 61enne ha ripercorso anche il dolore vissuto per la perdita dell’adorato figlio Niccolò, morto a soli 17 anni a causa di un incidente in motorino.
Vieni da me: Giovanni Galli
Ospite dell’ultima puntata di Vieni da me, Giovanni Galli si è raccontato un po’ a Caterina Balivo. Ex calciatore e Campione del mondo con la Nazionale Italiana nel 1982, è oggi un dirigente sportivo. Nel mondo dello sport il suo nome è una leggenda e tutti lo considerano uno dei migliori portieri degli anni Ottanta. Giovanni, partendo proprio dal suo esordio, ha raccontato: “Ripenso a quando a 14 anni ho lasciato i miei genitori dandomi la possibilità di realizzare un sogno. All’epoca dovevi per forza vincere lo scudetto per partecipare alla Coppa dei Campioni! Sono nato a Pisa e arrivo da un quartiere popolare. Finita la scuola ci ritrovavamo nell’unico spazio verde che avevamo a disposizione. Mio padre che era un artigiano ci aveva costruito delle porte e giocavamo lì dalle due fino all’imbrunire quando le mamme cominciavano a chiamarci per andare a studiare…”. Un’infanzia come tante, segnata dalla grande passione per il calcio. Galli, però, ha ammesso che all’inizio non voleva fare il portiere e ha ripiegato su questo ruolo solo perché nessuno voleva farlo. L’ex calciatore ha confessato: “Quando è cominciata l’avventura ufficiale con la formazione di una squadra, nessuno voleva fare il portiere e, su consiglio di mio padre, ci ho provato e da lì non sono mai uscito. La Fiorentina mi scelse perché ero bravo a dirigere la difesa e perché ero bravo a rimettere subito il pallone in gioco dopo averlo recuperato…”. Insomma, un po’ come avviene sempre, le cose inaspettate sono quelle che regalano maggiori soddisfazioni.
Il lutto per il figlio
In mezzo a tutte le belle soddisfazioni calcistiche che ha vissuto, c’è stata una grande tragedia che ha segnato per sempre la sua vita: la morte del figlio Niccolò. Il ragazzo, che sognava di sfondare nel mondo del calcio proprio come il papà, aveva soltanto 17 anni ed è scomparso il 9 febbraio del 2001 a causa di un incidente in motorino. Giovanni ha ammesso: “Ho perso mio padre a 19 anni e non pensavo di dover portare i fiori al cimitero a mio figlio. A 16 anni decise di andare a Londra per provare a sfondare là. Voleva vedere se le attenzioni verso di lui erano solo per il nome che portava o perché era veramente bravo. Tornato in Italia, a Bologna, ha esordito in serie A! (…) Il 9 febbraio del 2001 ci chiamarono per dirci che Niccolò aveva avuto un incidente. Quando arrivammo in ospedale capimmo che non c’era più vedendo tutti i suoi compagni piangere”. Un dolore terribile, che soltanto un genitore che ha perso un figlio può comprendere fino in fondo e che Galli definisce come una “bomba ad orologeria”. L’ex calciatore ha confessato: “Puoi solo imparare a conviverci (con il dolore, ndr)… Mi è mancato poter piangere, lo facevo di nascosto sotto la doccia…”. Giovanni per non mostrarsi fragile davanti alla moglie e ai figli non ha mai mostrato le lacrime, ma ha rivelato che la forza per andare avanti l’ha trovata solo in due cose: la fede e la convinzione che prima o poi riabbraccerà il suo Niccolò.