Lo possiamo intuire dai reati che sentiamo spesso al telegiornale, ma quelli non sono che la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più ampio.
La violenza sulle donne è ancora una piaga preoccupante della nostra società e i dati del 2020 hanno registrato un aumento delle chiamate ai centri antiviolenza, in particolare durante il primo lockdown sono cresciute del 73%.
Parlare del fenomeno è il primo passo per arrivare alla sua soluzione, a questo punta la giornata internazionale contro la violenza sulle donne stabilita ogni 25 novembre. Si ripete spesso quanto sia importante denunciare, sempre e comunque, sia per tutelare sé stesse ma anche per salvaguardare i figli perché se un uomo è un marito violento non potrà certo essere un esempio positivo di padre.
E complice l’obbligo di rimanere chiusi in casa, durante il lockdown primaverile, le violenze e, di conseguenza, le chiamate di aiuto delle donne ai centri antiviolenza sono aumentate. Alcuni studi, come quello di Save the Children, hanno rilevato un aumento del 73%.
Continuando a leggere i dati sulle violenze in cui le vittime sono le donne, L’Istat ha di recente pubblicato la seconda edizione del rapporto su “Le prestazioni e i servizi offerti dai Centri antiviolenza e dalle Case rifugio” in Italia: quei servizi che il nostro paese si è impegnato a sostenere in ottemperanza alla Convenzione del Consiglio d’Europa di Istanbul nel 2011.
Ebbene, da tale rapporto si nota come le donne che si sono rivolte ai centri abbiano superato quota 49mila, il 13,6% in più rispetto al 2017. Di questo numero così ingente, oltre 30mila sono state inserite in un percorso di sostegno per uscire dalla violenza e tra loro, il 63% ha dei figli.
Al termine del 2018 erano presenti sul territorio nazionale 302 centri antiviolenza attrezzati per dare ascolto, orientamento e accoglienza, tutela legale e consulenza psicologica.
Tutti i servizi sono volti ad aiutare la donna nell’affrontare un percorso di allontanamento per evitare che la situazione degeneri. Nell’aiuto alle vittime di violenza, di grande supporto sono le volontarie, donne principalmente, che svolgono questo servizio in modo gratuito. Il personale dei centri è formato professionalmente per accogliere nel modo migliore le donne che richiedono supporto, donne che si sentono tradite da chi pensavano le amasse e che spesso non hanno un’indipendenza economica.
Parlarne non basta, bisogna creare una cultura che metta al centro la dignità della persona e che contrasti qualsiasi tipo di violenza, da quella fisica a quella psicologica.
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