Matteo Messina Denaro: di quale malattia soffriva?

Matteo Messina Denaro è morto a causa di una malattia di cui soffriva da tempo. Di cosa si tratta?

Matteo Messina Denaro è morto a causa di una malattia di cui soffriva da tempo. Tutti i dettagli di questa patologia che ha portato alla cattura e poi al decesso del boss di Cosa Nostra, dopo 30 anni di latitanza.

Matteo Messina Denaro: “Voi mi avete preso per la mia malattia”

Voi mi avete preso per la mia malattia” ha dichiarato Matteo Messina Denaro, durante un interrogatorio di fronte ai magistrati di Palermo, avvenuto il 13 febbraio 2023, poche settimane dopo la sua cattura, avvenuta il 16 gennaio. Un colloquio durato due ore e reso pubblico i quanto inserito nella documentazione con cui la procura ha chiesto la chiusura delle indagini per il medico Alfonso Tumbarello, accusato di aver favorito la sua latitanza. Matteo Messina Denaro non si è mai pentito e ha negato tutto quello che poteva negare in questi mesi di carcere. Il boss aveva dichiarato che si era creato un’altra identità negli anni di latitanza e ha sempre respinto ogni accusa. Ma la frase pronunciata sulla sua malattia ha colpito tutti, perché il boss è stato arrestato proprio mentre si trovava in clinica per le cure che stava seguendo a causa di questa patologia. Una malattia molto grave, che lo ha portato a cure molto pesanti e anche ad interventi chirurgici.

Di quale patologia soffriva Matteo Messina Denaro?

La malattia di cui soffriva Matteo Messina Denaro è l’adenocarcinoma mucinoso. Si tratta del 10-20% di tutti i tumori del colon negli adulti. Quello del boss era un tumore indifferenziato, di grado 4, ovvero senza la produzione di ghiandole e con un comportamento più aggressivo. Il tumore al colon è il secondo tra i più letali. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è intorno al 65%. Solitamente il primo passo è l’intervento chirurgico, che può essere sufficiente per la guarigione definitiva se la malattia viene individuata allo stadio iniziarle. Matteo Messina Denaro era stato operato due anni fa e, dopo la comparsa di metastasi al fegato, era stato sottoposto ad un altro intervento per poi seguire per mesi la chemioterapia. Carmine Pinto, direttore dell’Oncologia medica all’Ausl-Irccs di Reggio Emilia, ha spiegato al Corriere della Sera che in caso di metastasi epatiche la chemioterapia è un trattamento standard per prolungare la sopravvivenza e contrastare i sintomi. Solitamente viene prescritta per diversi mesi e a seconda del tipo di tumore si possono aggiungere i farmaci a bersaglio molecolare. Quando si presentano delle metastasi prima di tutto si valuta se sono operabili. Nel 30% dei casi vengono asportate chirurgicamente e la neoplasia non si ripresenta. Quando l’intervento non è fattibile, come spiegato dall’esperto, ci sono altre linee di terapia per rallentare la progressione del tumore. La sopravvivenza dipende da tanti fattori, se il malato riesce a tollerare le terapie e la loro tossicità, se funzionano, da quando arriva la diagnosi, dalla quantità di metastasi e dalle linee di terapia che il paziente riesce a superare.

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Scritto da Chiara Nava

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