Chi era Walter Tobagi: tutto sull’accademico ucciso nel 1980

Megghi Pucciarelli

Megghi Pucciarelli nata a Salerno nel 1996. Ho avuto da sempre la passione per i libri e la scrittura e perciò mi sono laureata in Lettere moderne. Amo la natura, le passeggiate in montagna, fare trekking con gli amici e mi piace rilassarmi davanti ad un bel film.

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Nella carriera universitaria e in quella giornalistica, Walter Tobagi ha sempre dimostrato di interessarsi al presente, nel periodo difficile degli anni di Piombo, e alle sue problematiche.

Walter Tobagi

Il giornalista e scrittore Walter Tobagi è nato a Spoleto il 18 marzo 1947, ma è cresciuto a Bresso, comune in provincia di Milano. Studia quindi nel capoluogo lombardo presso il ginnasio Parini e qui si avvicina all’attività giornalistica con la rivista studentesca La Zanzara. In seguito al diploma entra quindi a lavorare prima nella redazione dell’Avanti!, poi nel quotidiano Avvenire: in entrambi i casi prediligeva occuparsi di tematiche sociali e politici.

Contemporaneamente portava avanti la sua carriera universitaria e da ricercatore.

Il tema prediletto da Tobagi, al quale dedica molti dei suoi articoli, è quello del terrorismo: negli anni di Piombo si occupa della morte di Giangiacomo Feltrinelli, di quella del commissario Calabrese, delle azioni delle Brigate Rosse e dei gruppi estremisti che provocavano tumulti nella Milano di quel tempo.

Walter Tobagi passa nel 1972 a scrivere per il Corriere della Sera, dove mette a frutto tutte le sue potenzialità da cronista.

Durante la sua breve vita ha scritto e pubblicato sette libri, tra cui Storia del movimento studentesco e dei marxisti-leninisti in Italia (1970); La rivoluzione impossibile (1978) e Che cosa contano i sindacati, quest’ultimo pubblicato postumo nel 1980. Alla sua biografia è dedicato un film intitolato Una fredda mattina di maggio del 1990, interpretato da Sergio Castellitto.

L’assassinio

Walter Tobagi muore a soli 33 anni il 28 maggio 1980, ucciso a Milano con cinque colpi di arma da fuoco.

Ad uccidere il giornalista con una pistola furono Mario Marano e Marco Barbone, insieme al loro commando di terroristi di sinistra chiamato Brigata XXVIII marzo. In seguito all’arresto Barbone, figlio del dirigente editoriale della casa Sansoni, decide di collaborare e quindi la brigata viene smantellata e quasi tutti incarcerati. Il giornalista venne ucciso perché con i suoi articoli smascherava e metteva a nudo le debolezze del terrorismo di sinistra degli anni di Piombo.

Come diceva infatti il titolo di un suo famoso articolo, gli estremisti non erano dei samurai invincibili, ma fragili e accecati dall’odio.

Walter Tobagi spronava ad interrogarsi sul presente, come ha infatti affermato:

Il passato è passato, ma il presente, da cui dipende strettamente il futuro, non può essere ignorato. Quest’ignoranza rappresenta un vero pericolo.